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Le tesine alla Maturità come momento di dialogo tra docenti e studenti

Una delle esperienze più gratificanti, per me, agli esami di maturità sono le “tesine” che gli studenti propongono per i colloqui.

Ovviamente, non quelle copiate o scopiazzate, che subito si riconoscono e che hanno effetti boomerang. Perché è sempre meglio presentare, anche solo sotto forma di schema, una idea non troppo articolata, ma personale, piuttosto che certi approfondimenti pretenziosi. Perché la finalità, a suo tempo, della introduzione delle tesine è mostrare e dimostrare la capacità di uno studente di finalizzare il proprio percorso di studio in una indagine, in una ricerca, in una proposta. Cioè un sapere che si traduce in saper fare.

Perché gratificante? Perché, da presidente di commissione, ogni anno mi assumo,il compito di analizzare queste proposte, di accompagnare la loro presentazione libera, per una decina di minuti, da parte degli studenti, offrendo, nel contempo, attraverso alcune domande-guida, alcuni spunti di riflessione ulteriore. Indipendentemente dagli indirizzi di studio. Perché, in poche parole, questo momento non si traduca in mera esposizione, ma in un vero e proprio dia-logo, cioè comune riconoscimento di un “logo”, passando attraverso, come ci ammonivano i classici, l’argomento prescelto.

Un vero e proprio atto culturale.

Tutte le commissioni interagiscono in tal modo, durante la prima parte del colloquio degli esami di maturità? Come si comportano i Presidenti, coordinano e sollecitano, oppure si limitano agli aspetti burocratici, in particolare al controllo dei verbali, come mi è capitato più volte di sentire? Quanti, in altri termini, offrono una opportunità culturale a tutto tondo a questi nostri ragazzi?

I riscontri che tutti abbiamo non è che siano su questa lunghezza d’onda. Segno, questo sì sostanziale, di come, per diversi presidenti (che siano presidi oppure docenti) ma anche commissari, vi sia realmente una crisi carsica dell’atto culturale nella vita della scuola di oggi? Bella domanda.

 

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Gianni Zen

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