Spinte, insulti, schiaffi sulle braccia e sul volto, strattonamenti e costrizioni a stare per ore con il capo riverso sul banco: sono le tremende scene a cui hanno assistito i carabinieri nel visionare, tramite telecamere nascoste, l’operato di quattro maestre, in servizio in una scuola dell’infanzia del Barese, nei confronti di una prima classe, quindi su bimbi di appena tre anni. Il 26 ottobre, le quattro donne sono state arrestate e poste ai domiciliari.
I fatti
I fatti risalgono allo scoro anno scolastico, e ora, dopo aver concluso le indagini, le donne sono state arrestate e poste ai domiciliari dai carabinieri del Comando provinciale di Bari.
I bambini, riporta l’Ansa, venivano strattonati fino a farli cadere, schiaffeggiati o costretti a rimanere in un angolo della classe con il volto rivolto verso il muro o con le mani dietro la schiena, per periodi prolungati. Le maestre minacciavano i bambini, dicendo loro che “sarebbero stati legati con la corda”, che “avrebbero avuto le botte”, che “sarebbero stati portati in caserma dai Carabinieri dove un cane gli avrebbe dato un morso”.
A questo seguivano anche offese e mortificazioni verbali: le maestre minacciavano anche di morte i bambini se non avessero rispettato le rigide regole imposte alla classe.
Le indagini
Inizialmente, i bambini che frequentavano quella classe erano 27, ma nel corso dei mesi i genitori, preoccupati per comportamenti rilevati nei figli e nelle stesse insegnanti, hanno ritirato molti bambini da quella scuola, facendo loro cambiare plesso e di fatto dimezzando il numero degli alunni.
Le indagini dei Carabinieri sono partite a dicembre 2017, quando già alcuni bambini avevano cambiato scuola, e si sono basate inizialmente su diffuse lamentele: i militari hanno quindi convocati alcuni genitori e deciso, nel mese di marzo, in accordo con il pm barese Marcello Barbanente, di installare microcamere per intercettazioni ambientali che sono proseguite fino a maggio 2018.
L’amara scoperta
È in quell’occasione che hanno scoperto cosa accadeva: i bambini, erano costretti a trascorrere buona parte della mattinata in classe seduti al banco con la testa appoggiata sul banco e quando provavano a sollevare il capo, le maestre glielo sbattevano nuovamente con forza sul banco.
Le maestre erano assunte con contratti di supplenza annuale e in questo nuovo anno scolastico, tre di loro stavano lavorando in altri asili, mentre una continuava ad insegnare nella scuola dove sarebbero avvenuti i maltrattamenti, documentati da intercettazioni audio e video.
La Lega: non dovrebbe mai più lavorare a contatto con i più piccoli
Tra i primi a commentare l’accaduto, con sdegno, sono stati Anna Rita Tateo e Rossano Sasso, deputati pugliesi della Lega. “Chi si accanisce contro i bambini e sfoga i propri nervosismi su di loro – dicono le leghiste – non dovrebbe mai più lavorare a contatto con i più piccoli. Purtroppo non è la prima volta che si parla di episodi di violenza di questo genere, attendiamo che si concludano tutte le verifiche del caso ma, se saranno accertate le violenze, queste 4 maestre subiranno le conseguenze delle loro azioni”.
“Un deterrente a questi atteggiamenti – concludono Tateo e Sasso – è sicuramente la videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole d’infanzia, su cui come Lega abbiamo dato parere favorevole sia in Commissione Cultura che in Aula alla Camera (si tratta dell’atto n. 329 ora all’esame del Senato). Questo provvedimento ci appare sempre più necessario per prevenire comportamenti violenti di questo genere, come Lega ci auguriamo che venga approvato al più presto nell’interesse dei bambini”.
A questo proposito, ricordiamo l’impegno preso dal vicepremier Matteo Salvini, anche lui fortemente favorevole alle telecamere in classe, e i disegni di legge presentati di cui si stanno occupando le commissioni parlamentari di competenza.
Docenti e Garante sono però contrari
La questione delle telecamere a scuola, è stata affrontata anche con un sondaggio prodotto dalla Tecnica della Scuola: gli insegnanti intervenuti hanno espresso il loro parere negativo in merito, giudicandola come un’iniziativa lesiva della privacy, allineandosi quindi allo stesso Garante.
Riproponiamo la domanda: alla luce degli ultimi accadimenti di cronaca, con sempre più docenti vittime degli abusi fisici e psicologici dei loro allievi, oggi sarebbero sempre della stessa idea? Non sarebbe più importante tutelare la propria incolumità, mentre si svolge onestamente il proprio lavoro, piuttosto che la privacy?