L’indagine, a cura del Cvsu, anticipata dal settimanale l’Espresso, dà i voti agli atenei utilizzando parametri oggettivi: numero di docenti, studenti iscritti, disponibilità di aule, laboratori e biblioteche.
E delle 74 Università, di cui 14 private, che si contenderanno le iscrizioni delle matricole italiane, ma anche straniere, vengono compilate "tabelle di merito", assegnando bollini rossi agli atenei da evitare. L’indagine censisce, fra vecchi e nuovi, ben 2.665 corsi di laurea proposti in seguito alla riforma.
Di questi, 538 corsi triennali (oltre il 21 per cento del totale) introdotti dalle università italiane, secondo il Comitato di valutazione del sistema universitario del Miur, non soddisfano agli standard qualitativi.
E’ stata, inoltre, documentata una notevole frammentazione delle iscrizioni: 79 corsi sono risultati con meno di cinque iscritti, 13 corsi ne hanno registrato appena uno.
Abbastanza "articolate" le denominazioni dei nuovi corsi, ma non sufficienti ad attrarre matricole: Manager dei flussi migratori, Tecnologie fisiche innovative, Discipline letterarie dell’età classica, Analisi delle politiche pubbliche, ecc.
Infine, in numerose università sono state accertate carenze di strutture: trentadue Atenei hanno facoltà con posti aula la settimana per studente al di sotto della soglia minima di 20 ore.
Invitiamo gli studenti, freschi di diploma, a trarre da questa ricerca, utili indicazioni per decisioni mirate che riducano al minimo scelte sbagliate, alla base di successivi, inevitabili abbandoni.
Riportiamo un ultimo dato statistico: solo 4 matricole su 10 arrivano alla laurea!
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