Le università si mobilitano contro i “tagli” previsti
Si moltiplicano nelle Università le mobilitazioni e i documenti approvati da numerosi Senati accademici contro le disposizioni contenute dal D.L. n. 112/2008. Per i prossimi anni previsto un parziale blocco del ”turn over” dei docenti: solo il 20% dei pensionamenti sarà coperto dai vincitori dei futuri concorsi: con un ricambio così limitato (eppure si parla spesso di “svecchiare” il mondo accademico), “assegnisti”, dottori di ricerca, personale con contratto a tempo determinato faticheranno molto ad essere “stablizzati”.
Ci saranno ulteriori decurtazioni ai finanziamenti pubblici per gli atenei, con un taglio di circa un miliardo e mezzo nei prossimi cinque anni al Fondo di finanziamento ordinario per le Università; si paventano ripercussioni sulle retribuzioni del personale, con gli scatti di carriera che da biennali diventano triennali.
A parte il decreto 112, la legge n. 93 del 27 maggio del 2008 prevede, per il 2010, un taglio di oltre 450 milioni di euro alla voce “spese correnti” del Ministero dell’università.
Tra tanti “tagli”, è assai probabile che invece aumentino le tasse di iscrizione per gli studenti!
Il programma del Governo per l’università (per l’intero settore dell’istruzione, per la verità) allarma non poco, anche in considerazione che alle belle parole sulla necessità di rilanciarne il sistema (per farlo c’è bisogno di finanziamenti quantificabili in adeguati sostegni economici) non seguono certo i fatti! Anzi, il contrario.
In più la proposta del ministro Tremonti avanzata con il decreto relativo alla “manovra d’estate” di trasformare le università pubbliche in enti di diritto privato appare poco chiara e andrebbe verificato attentamente se davvero ci sarebbero dei benefici per gli Atenei, ma nel frattempo genera altra inquietudine e disagio nel mondo universitario.
Lo stesso presidente della Conferenza dei rettori, Enrico Decleva, esprime forte preoccupazione, paventando che i costi aumenteranno ed i finanziamenti continueranno a diminuire. E il Cun (Consiglio universitario nazionale), analizzando gli interventi previsti per l’università dal decreto legge n 112, nei giorni scorsi ha approvato una mozione in cui si condividono “le forti remore espresse, in proposito, dal documento della Crui del 3 luglio 2008 e dai documenti approvati negli ultimi giorni dai Senati accademici di numerosi atenei, nonché le preoccupazioni degli studenti e delle famiglie che si troverebbero a fronteggiare un cambiamento imprevisto nell’organizzazione del sistema universitario e dell’offerta formativa”, mentre “non vengono affrontate, nel provvedimento in oggetto” alcune problematiche di fondo.
Dal canto loro le associazioni della docenza universitaria hanno convocato a Roma per il prossimo 22 luglio un’assemblea nazionale che si terrà a partire dalle ore 10.30 presso l’Università “La Sapienza”. In un documento sottoscritto da Adi, Andu, Apu, Cisal-Università, Cnru, Cnu, Federazione Cisl Università, Flc Cgil, Rnrp, Udu, Uilpa – Ur Afam, Sun si legge che “i contenuti del decreto legge 112/08 determineranno la scomparsa in breve tempo dell’università italiana, come sistema pubblico nazionale, previsto e tutelato dalla Costituzione, il cui mantenimento deve essere a carico dello Stato e non a carico degli studenti e delle loro famiglie. E saranno soprattutto gli studenti ad essere danneggiati perché non sarà più garantita una offerta formativa di qualità, che può essere fornita solo da atenei in cui i docenti possano svolgere – inscindibilmente – ricerca e didattica di alto livello. Il blocco del turn over, riducendo drasticamente il numero dei docenti in ruolo, impedisce il necessario ricambio generazionale, aggravando ulteriormente il problema del precariato, e non consente il giusto riconoscimento del merito a quanti operano nell’università”.
Precisando che “l’università non intende sottrarsi a qualsiasi tipo di valutazione che porti alla valorizzazione del merito, alla esaltazione dei risultati e all’ulteriore miglioramento del sistema” e avanzando una serie di proposte concrete per “rilanciare il sistema universitario nazionale”, le organizzazioni firmatarie del documento sottolineano che “il mondo universitario e il Paese non possono accettare che venga smantellata l’università pubblica, che invece va riformata e rilanciata nel suo ruolo – riconosciuto a parole da tutti – di promotrice dello sviluppo culturale ed economico nazionale”.
Intanto notizie non confortanti dal confronto sul nuovo contratto del comparto ricerca: dopo l’incontro del 16 luglio, i sindacati esprimono giudizi negativi sulla bozza predisposta dall’Aran ed in particolare la Flc Cgil avanza forti preoccupazioni sui tempi della trattativa contrattuale.