Qual è la frase che, in questi giorni che precedono le festività natalizie, si sentono più frequentemente rivolgere gli insegnanti, se solo osano dire di essere stanchi? Semplice. “Dai ancora un piccolo sforzo, adesso ti aspettano venti giorni di vacanza!”
Venti giorni di vacanza. Che bello. Ma in quale professione accade questo? Venti giorni davanti liberi e spensierati, senza attingere alle ferie!
Ma siamo proprio sicuri che si tratti di venti giorni? Proviamo a fare, se la matematica è la regina delle scienze, un rapido calcolo.
Dunque la scuola si chiude il 21 dicembre. Il 22 è domenica. Vacanza il 23 e 24, poi due rossi, il 25 e 26. Il 27 vacanza, poi altri due rossi, sabato 28 e domenica 29. Vacanza il 30 e 31, rosso l’uno. 2 e 3 gennaio vacanza, poi sabato 4, due rossi domenica 5 e lunedì 6. Infine vacanza il 7.
Risultato? Otto giorni. Peraltro funzionali a far muovere il turismo, di certo non a garantire il riposo dei docenti. Che magari li sfrutteranno in parte per correggere montagne di compiti in classe, visto che l’insegnamento è una delle professioni in cui ci si porta tanto lavoro a casa, che mai compare e di cui nessuno parla.
Dunque? Urge correggere la famosa frase. “Dai, ancora un piccolo sforzo, adesso ti aspettano otto giorni di vacanza. E felice correzione di compiti!”
Non resta che augurare Buon Natale e buone feste a tutti, che siano o no fortunati professori. E perdonateci il divertissement…
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