La scuola dovrebbe promuovere la cultura dell’alimentazione, introducendo modelli di nutrizione equilibrati e sani: a chiederlo è stata la presidente della Fondazione Guido Carli, Romana Liuzzo, aprendo una lectio magistralis svolta presso l’Università romana e gestita da Oscar Farinetti, il fondatore di Eataly, la catena che sta facendo conoscere al mondo i prodotti italiani di qualità.
Durante l’evento – dal titolo “Cibo, la sublime ossessione. L’alimentazione e le sue derive tra piacere e necessità” – Liuzzo ha detto che “il cibo deve essere messo al centro di un approccio ‘etico’: dalla scuola all’università, dalla pubblicità alla moda”
“L’Italia, patria della dieta mediterranea, ha in questo senso una grande responsabilità, in primis – ha sottolineato – verso le nuove generazioni”.
Per questi motivi, l’Università romana ha chiesto al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi di inserire l’educazione alimentare come materia obbligatoria nelle scuole e nelle università.
Ancora di più dopo che, è stato detto durante la lezione, “il periodo pandemico ha aggravato la situazione. Anoressia e bulimia sono diventate vere e proprie piaghe sociali, soprattutto tra le ragazze. Pensando a loro abbiamo lanciato un appello agli stilisti e alle grandi aziende pubblicitarie, per porre un argine all’utilizzo di modelle sotto la taglia 38”.
“L’immaginario che passa attraverso questi canali ispira i nostri figli e l’impegno comune per un’alimentazione equilibrata può fare la differenza”, ha concluso Liuzzo.
Secondo Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia viva, “l’inserimento dell’educazione alimentare nelle scuole significa mettere al centro le nuove generazioni. La cucina è serva della medicina dicevano gli antichi romani, per questo è importante sapere cosa mangiamo e beviamo e soprattutto impararlo fin da piccoli”.
Boschi ha detto di avallare “la proposta della Fondazione Guido Carli per creare un accordo tra stilisti e case di moda italiane per avere dei modelli di riferimento sani, perché la bellezza passa per il benessere”.
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