Egregi Ministri della Pubblica Istruzione
Grazie per aver reso l’universo dell’istruzione un campo di battaglia su cui avete costruito la vostra identità politico-ideologica, vuota e autoreferenziale, distruggendo il mondo delle idee e dei valori ad esso precipuo.
Trincerandovi dietro la sublimazione delle parole, le vostre norme, le vostre leggi, ciò che definite indicazioni nazionali e quant’altro, ne svuotano semanticamente il contenuto. Un tempo, esse rinviavano, rappresentavano, suggerivano; ora, grazie alla vostra ignoranza (nel suo senso primo), tradiscono. Dicono e non dicono, asseriscono e negano, sostengono parimenti questa tesi e il suo contrario, dicono di includere ed escludono, dicono di insegnare e mercanteggiano (nel senso peggiore del termine), dicono di creare cittadini e creano mostri, entrano ed escono. Svuotate, appunto, da un’ignoranza colpevole e becera.
E’ necessario rendersi conto che, malgrado il tentativo, encomiabile in nuce, di ripristinare il pensiero “dei padri”, esso appare nella sua circolarità imperfetta. Non si può far rientrare dalla finestra ciò che “i grandi” avevano fatto entrare dal portone principale perché ne avevano compreso la propedeuticità.
In nome di cosa pronunciate e promulgate le vostre norme il cui contenuto, per voi, forse, è pionieristico, ma per gli insegnanti è pane quotidiano? Last but not least, l’educazione civica. E’ inutile tentare il recupero dei valori etici, civici, culturali con un contratto a cottimo. Il danno da voi provocato è oramai irreversibile. In primis perché l’exemplum che offrite è eticamente riprovevole; in secundis, non conoscete ciò di cui parlate: le discipline scolastiche, tutte, contemplano già ciò che voi propagandate come novità e proponete alla platea di docenti che, velis nolis, pronamente debbono accettare.
Negli ultimi trenta/quaranta anni il mondo scuola ha assistito ad una desertificazione in crescendo del sapere, di cui voi politici, e gli studiosi a voi asserviti, siete stati gli artefici. Avete attaccato dapprima le tecniche di apprendimento (memorizzazione), poi la didattica (eliminazione della Storia), la valutazione (docimologia) e via discorrendo e ora tentate di tornare ab ovo?
L’Educazione Civica, Signori, come la Storia, sono discipline fondanti, che dovrebbero essere istituzionalizzate sugli assi sintagmatici e paradigmatici dell’apprendimento affinché gli studenti possano avere una visione stereoscopica del mondo. Le 33 ore che voi scioccamente proponete, spalmate sull’intero anno scolastico, rappresentano una lettura del mondo puramente formale e culturalmente delittuosa (Cittadinanza Digitale?) che, come sempre accade nella scuola dell’apparenza, finirà per stemperarsi in una diluizione vacua e inconsistente. Siate seri, Signori, e leggete i pensieri di Calamandrei sulla Scuola, perché voi, Signori, ne state svuotando semanticamente la sua “vitalità”, il suo “sangue”, il suo “sole”, la sua “dignità”, la sua “costituzionalità”. Seminarium rei pubblicae.
Stefano Di Domenico