Didattica

L’educazione digitale a scuola non è portare gli alunni nell’aula informatica: per Save the Children si deve incrociare con le discipline – INTERVISTA

“Quello che accade nelle classi sull’uso del digitale dipende dalla volontà del singolo docente che dedica tempo per formarsi su questi argomenti”: a dirlo alla ‘Tecnica della Scuola’ è Daniele Catozzella, esperto tematico educazione didattica digitale area scuola Save The Children, l’associazione che ha condotto il progetto Connessioni Digitali coinvolgendo 99 scuole di 17 regioni, 6.000 studenti e mille docenti.

Dallo studio triennale, nato con il preciso scopo di contrastare la povertà educativa digitale verificando i margini di miglioramento dell’uso dei device a scuola, è emerso che tanti docenti chiedono di formarsi: solo che, spiega Catozzella, “è una formazione che per essere proficua deve incrociarsi con le discipline e con i temi che riguardano l’educazione civica”.

Il digitale nei laboratori informatici, prosegue l’esperto, “è soltanto un pezzo di un’azione didattica che docenti e i consigli di classe vanno a costruire”.

Un risultato che passa anche con “l’aprirsi della scuola al territorio, attivando una collaborazione con le istituzioni, le associazioni o i singoli esperti esterni”.

Ma cosa significa fare educazione digitale a scuola? “Non soltanto costruire artefatti attraverso strumenti, ma pure discutere dei fatti dell’attualità ripresi ad esempio da TikTok”, utilizzando quindi di contenuti “veicolati nei contesti digitali che i ragazzi incontrano nella loro quotidianità”, conclude Catozzella.

Alessandro Giuliani

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