Sono la Presidente della SIEF Società Italiana di Educazione Fisica e ritengo importante intervenire nel dibattito sorto in questi giorni inerente all’educazione fisica scolastica.
Il post iniziale (apparso su X) affermava: “Per me è una follia che educazione fisica sia una materia reale e che venga anche valutata”.
Già quest’affermazione denota una scarsa o nulla considerazione della materia e la completa non conoscenza degli scopi che essa dovrebbe avere nella scuola. Questo vale anche per i commenti che sono seguiti, nei quali (persino tra quelli a favore!) possiamo notare sia la confusione tra Educazione Fisica e Sport sia la immedesimazione dell’esercizio fisico previsto nella ginnastica con il semplice “movimento”.
Finché si continuerà a pensare che l’Educazione Fisica “fatta bene” sia quella che insegna più “sport” possibile, o che l’importante sia “muoversi”, la materia non riuscirà mai ad avere le coordinate necessarie per trovare un suo ruolo all’interno dell’insegnamento scolastico.
Perché di questo si tratta. O dovrebbe trattarsi.
L’Educazione Fisica appartiene all’ambito dell’educazione ed in particolare di quella inerente alla salute del corpo (igiene): come tale è stata definita da un grande Maestro di Ginnastica dell’Ottocento (Emilio Baumann). A fine Ottocento, questo termine è stato usato per indicare la materia scolastica, che per lungo tempo (molti di noi ne hanno ancora memoria) comprendeva ed indicava la Ginnastica Classica, operante con tutti gli attrezzi necessari per creare quegli apprendimenti necessari per sviluppare negli alunni delle abilità e fornire loro delle capacità utili nella formazione della persona.
Questo è il punto: l’Educazione Fisica ha il compito, come le altre materie, di insegnare: nello specifico, di insegnare a muoversi. E allora l’accento non va posto nel sistema di valutazione, perché ogni allievo imparerà quanto il Maestro sarà stato in grado di insegnargli, mediante gli strumenti che la materia richiede.
Ritengo personalmente vergognoso quanto avviene oggi in molte scuole, dove (come giustamente faceva notare un commento) vengono fatti test iniziali relativi a delle capacità e poi, SENZA AVERLE IN ALCUN MODO ESERCITATE, questi test vengono ripetuti a fine anno dando luogo a valutazioni che, se positive, non saranno dipese da quanto fatto a scuola bensì (e questo è davvero inaccettabile in una scuola che vuole dirsi democratica) da quanto svolto dal singolo allievo FUORI DALL’AMBITO SCOLASTICO, o dal fatto che sia particolarmente dotato.
L’Educazione Fisica si rivolge a tutti, a chi è dotato ma anche (e forse soprattutto) a chi non lo è per niente, dandogli modo, attraverso una metodologia didattica precisa e rigorosa (messa a punto nella unica scuola oggi che si occupa di questo, l’ISTITUTO DUCHENNE di Firenze) di arrivare a quella NORMALITÀ MOTORIA a cui la scuola dovrebbe ambire (ciascuno secondo le proprie possibilità) per tutti i suoi allievi.
IMPARARE A MUOVERSI significa infatti avere gli strumenti per gestire il proprio corpo, agendo sulla propria capacità di autocontrollo anche emotiva; significa conoscere i propri limiti ed imparare a rispettarli; significa acquisire il rispetto di sé e degli altri; significa conoscere il pericolo e imparare a gestirlo e, se possibile, a superarlo; significa essere in grado di essere utili, a sé stessi ed agli altri.
La valutazione allora sarà solo un aspetto marginale rispetto al grande, enorme compito della materia. Di sicuro, essa non andrà a premiare i più dotati solo perché tali, perché all’Educazione Fisica non interessano le performances, ma l’impegno che ogni allievo avrà messo per imparare le grandi ed importanti cose che essa insegna.
Cristina Baroni