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L’educazione motoria nella scuola primaria sarà insegnata da una figura specifica, i DS chiedono al MI indicazioni operative chiare

Tra le novità contenute nell’ultima legge di bilancio c’è l’introduzione dell’insegnamento dell’educazione motoria a partire dall’a.s. 2022/23. Tra poche settimane saranno, come riporta l’Ansa, 25mila le classi interessate da questa novità, di cui oltre 15mila a tempo normale, le rimanenti a tempo pieno, per un totale stimato di 2.200 docenti coinvolti. Per ora si inizierà dalle classi quinte della scuola primaria.

Educazione motoria con docenti specifici

L’insegnamento di educazione motoria, tanto caro a Giorgia Meloni, che sta facendo del diritto allo sport per i giovani uno dei pilastri del suo programma elettorale, verrà impartito agli alunni da una figura specifica: non saranno quindi gli stessi maestri o le stesse maestre a cimentarsi a far fare ginnastica. I docenti di educazione fisica verranno reclutati nelle graduatorie dei supplenti della scuola secondaria.

“E’ una novità assolutamente positiva – commenta Valeria Sentili, dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo Francesca Morvillo di Torbellamonaca, a Roma e membro dell’Associazione nazionale presidi – lo sport va potenziato, soprattutto alla primaria”. Ci sono però molti punti oscuri a contorno di questa novità.

I dirigenti scolastici brancolano nel buio

I dirigenti, infatti, chiedono chiarezza al Ministero dell’Istruzione per una serie di motivi. “Al momento mancano indicazioni operative chiare per organizzare i servizi collaterali, come il trasporto scolastico, per permettere gli incastri degli orari per i docenti che insegneranno in più scuole e anche per farci comprendere se le 2 ore di educazione motoria vanno comprese nelle 40 ore del tempo pieno e siano aggiuntive nel tempo ridotto, come sembra di capire. Insomma, il ministero ci dia indicazioni”, ha concluso la Sentili.

Effettivamente, come fatto notare dall’Anp, è spinosa la questione organizzativa: “L’insegnamento è introdotto in ragione di non più di due ore settimanali di insegnamento aggiuntive, per le classi che non adottano il modello del tempo pieno nelle quali sia introdotto l’insegnamento, rispetto all’orario di cui all’articolo 4 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 89. Le classi che adottano il tempo pieno mantengono l’orario in essere anche quando interessate dal nuovo insegnamento, quantificato in ragione di non più di due ore settimanali”.

Nelle classi che non adottano il modello del tempo pieno l’innalzamento tout court da 27 a 29 ore determina serie difficoltà organizzative. Stando alla lettera della norma, infatti, si impone una rimodulazione oraria del servizio che comporta, a sua volta, una serie di interventi sui quali il dirigente scolastico, per quanto possa investire energie e proporre soluzioni, non ha diretta responsabilità. Si pensi, ad esempio, alla necessaria connessione con i servizi erogati dal Comune quali il trasporto, la mensa, l’assistenza educativa alunni con disabilità.

Redazione

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