Educazione sessuale sì, educazione sessuale no, il dibattito in Italia è aperto ma ben lontano dal concludersi con un’unanimità che possa favorire un progetto preciso e strutturato sul lungo termine. Anche in altri Paesi, tuttavia, seppur molto più laici e aperti rispetto al nostro, l’educazione sessuale a scuola rimane un problema spinoso, difficile da affrontare. Benché situata abbastanza a Nord, la Francia ha, ad esempio, qualche difficoltà nel trovare un giusto approccio a quello che per molti rimane un “grattacapo” di non poco conto. Ben lontana da Paesi come la Svezia e la Finlandia in cui si affrontano argomenti legati alla sessualità fin dalle prime classi elementari e si distribuiscono a tutti i quindicenni kit introduttivi di educazione sessuale contenente materiale informativo, profilattici e video educativi, nella terra di Voltaire e dell’Illuminismo, paradossalmente, si avanza a fatica in questo campo minato.
Eppure è da oltre vent’anni che la Francia, con la Legge del 4 luglio 2001, ha reso obbligatoria una cosiddetta “informazione ed educazione sessuale” in tutte le scuole, dalle elementari ai licei. All’epoca l’obiettivo era duplice: rispondere a problemi di salute pubblica come gravidanze precoci e malattie sessualmente trasmissibili come l’Aids, ma anche a questioni ugualmente importanti come le relazioni tra ragazzi e ragazze, le violenze sessuali, la pornografia o i pregiudizi sessisti e omofobi. La legge prevedeva che ogni anno scolastico prevedesse tre significativi momenti informativi ed educativi in tal senso.
Ma si sa, fatta la legge… secondo Radio France, un sondaggio realizzato quest’anno da un importante Istituto francese rivela che il 17% dei giovani tra i 15 e i 24 anni non ha mai beneficiato, durante gli anni della scolarità, di lezioni di educazione alla sessualità. Soltanto un terzo del restante 83% ha affermato di avere usufruito dei tre spazi annuali di educazione sessuale previsti per legge.
E così – come riportato dal quotidiano Le Figaro e da larga parte della stampa francese – in questi giorni, un nutrito gruppo di associazioni e movimenti (alcuni molto importanti, come Le Planning Familial e Sidaction) ha redatto un Libro bianco contenente 46 raccomandazioni per rendere effettiva l’educazione alla sessualità nelle scuole, a fronte delle défaillances e inadempienze riscontrate.
Tra le misure auspicate, l’attuazione di un piano nazionale pluriennale, la creazione di un referente in ogni provveditorato agli studi e la redazione di un “manuale di istruzioni” comune.
L’educazione alla sessualità – hanno dichiarato alla stampa i portavoce dei collettivi – non solo va sviluppata all’interno dei tre segmenti annui previsti dalla legge del 2001, ma soprattutto deve essere integrata in modo continuo e trasversale nei contenuti e metodi di insegnamento e veicolata dai comportanti di docenti e personale scolastico.
Concretamente, si richiede che i programmi riservino spazi sempre maggiori alle donne e alle questioni di genere, tenendo conto della storia dei movimenti femministi, delle loro battaglie e successi, delle conquiste della scienza, dando altresì rilievo alla letteratura delle donne e delle persone LGBTQIA+.
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