Home Sicurezza ed edilizia scolastica Legambiente: gli istituti siciliani disastrosi

Legambiente: gli istituti siciliani disastrosi

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L’allarme è stato rilanciato dal Movimento 5 Stelle, che attraverso il deputato Chiara Di Benedetto, ha ricordato come nei precedenti due rapporti Palermo non avesse certo brillato, piazzandosi nel 2012 al terz’ultimo posto (su 89 Comuni) e l’anno scorso negli ultimi dieci posti.

 “Non vorremmo – ha detto Chiara Di Benedetto – che Orlando abbia voluto fare il furbo. Si tratta della sicurezza dei bambini, è giusto che i palermitani conoscano le condizioni degli istituti dove mandano i loro figli. Vedremo di recuperare noi questi dati”.

Per fare questo, Di Benedetto e gli altri parlamentari palermitani alla Camera e all’Ars  predisporranno nei prossimi giorni una richiesta di accesso agli atti. Il rapporto annuale di Legambiente è il risultato finale della somma dei dati relativi alle informazioni generali sugli edifici, sulle certificazioni, la manutenzione, i servizi messi a disposizione delle istituzioni scolastiche, sull’esposizione a fonti di inquinamento ambientale interne ed esterne.

Se Palermo piange, il resto della Sicilia non ride, Per trovare la prima città sicula si deve scorrere la graduatoria degli 84 Comuni che hanno  inviato i dati fino al 41° posto, dove troviamo Catania.

Poi è una corsa verso il fondo, con Ragusa al 54° posto, Caltanissetta al 61°, Trapani al 77° ed Enna al terz’ultimo.

Poche sono le scuole siciliane che negli ultimi 5 anni hanno goduto di manutenzione straordinaria,   34,9% a fronte di una media nazionale del 51,6%.

Le scuole siciliane non praticano in gran misura la raccolta differenziata: Catania è l’unico comune che coinvolge tutte le scuole in questo tipo di impegno.

“Questa – hanno detto i deputati palermitani – purtroppo non è una novità. Al Sud la raccolta differenziata non è mai decollata, tant’è che proprio di recente abbiamo denunciato il Comune di Palermo alla corte dei Conti”.

Secondo dati Istat, infatti, a Palermo la differenziata si sarebbe attestata in un range che oscilla dal 6,2 per cento del 2003 al 10,2 per cento del 2012, valori nettamente distanti dagli obiettivi stabiliti dalla normativa vigente in materia di riciclo dei rifiuti solidi urbani (range previsto per quegli anni dal 35% al 65%).