Legambiente dedica il suo focus al tema dell’inefficienza energetica del patrimonio scolastico a Roma, analizzando le termografie di 33 edifici di scuole e università: 2 scuole dell’infanzia, una scuola dell’infanzia e primaria, 10 scuole primarie e secondarie di primo grado, 9 scuole secondarie di secondo grado, e 11 facoltà e dipartimenti universitari.
Indagare la situazione di Roma, in ogni caso, è come prendere in esame un po’ tutte le realtà scolastiche italiane e dunque risulta quasi una sorta di campione valido per l’intero territorio.
Si scopre così che tutti gli edifici scolastici presi in considerazione, denuncia l’associazione ambientalista, hanno presentato criticità più o meno gravi legate a dispersioni di calore (da travi e solai, infissi, cassettoni e termosifoni) con conseguente aumento dei costi in bolletta, sprechi energetici ed emissioni climalteranti.
Anche gli edifici storici, nonostante le mura più spesse, hanno registrato dispersioni dalle pareti, dove sono visibili le impronte termiche dei termosifoni, infissi e cassoni per le serrande.
E ancora, fa notare Legambiente, a Roma viene confermato un quadro preoccupante: per gli edifici analizzati, per gli oltre 1.200 edifici scolastici di tutta Roma e per le scuole italiane in generale; luoghi energivori come pochi vista l’enorme dispersione di calore, causata da strutture non in grado di rispondere alle esigenze di efficientamento, che devono essere invece una delle pietre angolari nella sfida verso la transizione ecologica.
Legambiente indica anche una ‘roadmap’ per recuperare i forti ritardi degli edifici scolastici italiani sull’efficientamento energetico: tra gli interventi, rileva, è urgente completare l’anagrafe scolastica per tutti gli edifici e rendere pubbliche le condizioni e le entità dei fabbisogni e rivedere, poi, i parametri di ripartizione dei fondi, orientando maggiori investimenti verso i territori soggetti a svantaggi socio-ambientali e con gap infrastrutturale, oltre a inaugurare una generazione di scuole sostenibili e innovative, aperte al territorio e dotate di servizi integrati. E ancora: procedere, attraverso i fondi del Pnrr, all’efficientamento energetico degli edifici e all’installazione di impianti di energia rinnovabile, raggiungendo una diminuzione dei consumi almeno del 50%.
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