Il Pd sembra essere rimasto l’unico partito italiano a difendere la riforma della scuola, la Legge 107 del 2015, approvata dal Governo Renzi già tra le proteste generali.
Abbiamo riportato in più occasioni la posizione del M5S, attraverso la ferma volontà espressa dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio sulla volontà di voler cancellare la riforma Renzi-Giannini: “Il nostro obiettivo – ha detto Di Maio – è andare al governo ed eliminare subito tre leggi: la Fornero, il Jobs act e la Buona Scuola”.
E proprio sulla riforma della scuola varata dal Governo Renzi, il M5S ha avviato una sorta di referendum, riservato agli iscritti, per capire quali sono le priorità su cui mettere mano.
Non è da meno Matteo Salvini. segretario della Lega Nord, che l’11 settembre, nel giorno di apertura delle scuole in diverse regioni italiane ha detto: “Anche quest’anno migliaia di cattedre vuote, la Buona Scuola renziana sarà una delle prime leggi che cambieremo al governo”.
Nel mirino del Carroccio ci sono, in particolare, il nuovo reclutamento e l’assorbimento nei ruoli dello Stato dei tanti precari rimasti al palo anche dopo l’approvazione della Buona Scuola.
Sulla stessa linea si è schierata Elena Centemero, deputata e responsabile scuola e università di Forza Italia, secondo la quale “la questione delle cattedre vuote non è affatto risolta, con evidenti conseguenze sulla continuità didattica e sulla qualità dell’offerta formativa”.
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Per la Centemero, “la continua deroga alla continuità didattica, con la mobilità straordinaria, le assegnazioni provvisorie di docenti di ruolo nelle scuole del Nord al Sud, le 13.000 aspettative per motivi familiari e la mancanza di insegnanti di sostegno e di matematica, fa sì che ci siano 22.000 cattedre senza docenti, destinate quindi ad essere coperte con supplenti che le scuole e gli uffici scolastici stanno ancora assegnando”.
“Tutto questo mentre l’anno scolastico è già iniziato, con ancora cattedre da coprire! E’ la conferma – conclude la forzista – che la Buona scuola ha fallito e va cambiata: i ruoli devono essere regionali”.
Se si ascoltano le posizioni dei partiti più a sinistra, i toni diventano ancora più aspri, con fortissime critiche su chiamata diretta e bonus merito. Provvedimenti su cui pure i sindacati vorrebbero mettere mano, anche se la via contrattuale appare non percorribile per via di precise indicazioni, contrarie, introdotte a livello legislativo dalla Funzione Pubblica.
Insomma, solo il Partito Democratico continua a difendere a spada tratta la sua riforma della scuola. Qualsiasi partito promette, qualora le prossime elezioni lo portino al Governo, di metterci mano: bisogna capire se una volta al potere, riusciranno a mantenere la promessa.
Anche perché la Legge 107/15, sebbene sia stata approvata da oltre due anni, ancora non è entrata a pieno regime, per via della mancata adozione dei decreti legislativi, molti dei quali appena approvati o in via di introduzione. E, francamente, appare difficile (forse anche ingiusto) stroncare dei provvedimenti senza nemmeno averli messi alla prova.
I precedenti, in ogni caso, ci dicono che è meglio non fidarsi: soprattutto per quelle leggi che garantiscono soldi allo Stato.
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