Come aveva preannunciato i tre sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil hanno rinunciato ad uno sciopero specifico della scuola preferendo una protesta più generale (ma forse anche più generica) che dovrebbe coinvolgere tutti i settori pubblici.
Per intanto sono previste assemblee nei luoghi di lavoro e manifestazioni a livello locale; il 28 novembre si conclude con una manifestazione nazionale (sempre di tutto il pubblico impego).
Poi, dicono i tre sindacati, se il Governo non darà risposte sul tema dei contratti, non è da escludere uno sciopero generale di tutto i comparti pubblici.
Il percorso, insomma, è chiaro e comporta alcune conseguenze di non poco conto.
Innanzitutto è evidente che la protesta contro la legge 107 resterà ai margini dell’iniziativa dei sindacati che sembrano voler puntare soprattutto sulla questione contrattuale, con la speranza – più o meno nascosta – di riuscire ad ottenere che i risparmi che ci saranno nel comparto scuola (non meno di 700 milioni, grazie ad un numero di assunzioni decisamente inferiore al previsto) vengano utilizzati sia tutti i contratti pubblci (sommati ai 300 milioni stanziati dalla legge di stabilità darebbe vita ad un “piatto” di un miliardo di euro che potrebbe almeno consentire l’apertura delle trattative).
Una seconda conseguenza riguarda il contrasto alla legge 107 che verrebbe abbandonato e “consegnato” ai sindacati di base ai quali – tutto sommato – la decisione dei confederali potrebbe servire per poter dire che l’unico modo per mettere qualche zeppa nei piani del Governo e del Miur è quello di aderire allo sciopero del 13 novembre.
Ultima annotazione: pochi minuti fa la Gilda ha reso noto che intende aderire alla manifestazione del 28. A questo punto resta solo da registrare la decisione dello Snals.