Nei prossimi giorni il Governo dovrà depositare in Parlamento il testo della legge di bilancio per il 2020 e a quel punto conosceremo meglio i particolari dell’intera manovra.
Per intanto, però, incominciano a circolare le prime anticipazioni sulle voci che più direttamente riguardano la scuola.
Tralasciando la notizia pubblicata da qualche testata on line che ha parlato di più di 5 miliardi stanziati per i contratti pubblici, notizia che appare francamente poco attendibile, diamo invece conto del dato riportato dal Messaggero che parla di un miliardo di euro suddiviso in due “rate”, una parte nel 2020 e il resto nel 2021.
L’importo andrebbe ad aggiungersi alle risorse già stanziate con le due precedenti leggi di bilancio (1,75 miliardi): in totale si arriverebbe quindi a poco meno di tre miliardi che consentirebbe di attribuire un aumento medio di circa 80 euro lordi ai tre milioni di dipendenti pubblici.
Non è da escludere che, per i docenti, ci sia allo studio una misura ulteriore che potrebbe consentire di arrivare al famoso “aumento a tre cifre” di cui ha parlato Fioramonti (e, prima di lui, lo stesso Bussetti).
L’idea potrebbe essere quella di recuperare altri 500milioni da fondi che già esistenti ma distribuiti oggi in modo diverso: tanto valgono, infatti, bonus premiale e carta del docente che, a partire dal 2020/2021 potrebbero finire nello stipendio in modo da consentire un ulteriore aumento di un’altra trentina di euro.
Resta però da risolvere il problema degli stipendi che si attestano sui 26mila euro che oggi beneficiano della detrazione fiscale di 80 euro mensili (il cosiddetto “bonus Renzi”): per questa platea l’aumento verrebbe annullato dall’aumento contrattuale e quindi bisognerà trovare una soluzione.
Una ipotesi allo studio, che potrebbe avvantaggiare un po’ tutti, sarebbe quella di tassare gli aumenti contrattuali al 10% anzichè con l’aliquota Irpef individuale. A conti fatti, insomma, gli 80 euro lordi si tradurrebbero, al netto, in una somma più o meno simile a quella che si avrebbe con un aumento di 100 euro tassato però con l’Irpef ordinaria (27% sugli stipendi più bassi e 38% sugli altri).
Ovviamente questa operazione non consentirebbe affatto di portare gli stipendi dei docenti a livelli europei e anzi confermerebbe gli stipendi del personale della scuola (e dei docenti in particolare) come i più bassi di tutto il pubblico impiego.
Vedremo quindi nei prossimi giorni come la proposta del Governo verrà accolta dalle organizzazioni sindacali.
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