Mai come in questo caso la frase della “montagna che partorisce il topolino” si adatta alla situazione.
Dopo un mese e mezzo di annunci e di quasi certezze ostentate dal ministro Fioramonti, la verità sta venendo a galla: nella legge di bilancio per il 2020 le misure per la scuola sono pressochè inesistenti.
Ci sono, ovviamente, i fondi per il rinnovo dei contratti pubblici (poco più di 3 miliardi a regime) che sono però appena sufficienti per confermare il famoso “elemento perequativo”, l’indennità di vacanza contrattuale e, nella migliore delle ipotesi 70 euro lordi a dipendente.
Per il resto non c’è nulla; l’articolo 28 è a dir poco imbarazzante: il comma 13 stanzia 30 milioni per incrementare il fondo destinato alla retribuzione di posizione e a quella di risultato dei dirigenti scolastici, 11 milioni per le attività di formazione dei docenti specializzati per l’inclusione e 2 milioni per le iniziative didattiche di innovazione digitale.
Molto meglio va invece per l’Università e la Ricerca, settori per i quali si stanziano 25 milioni per il 2020, 200 per il 2021 e 300 per il 2022.
Fra le misure previste c’è anche la creazione della Agenzia nazionale della ricerca alla quale sarà assegnato un organico di 34 unità (di cui 3 di livello dirigenziale).
Il fondo per il diritto allo studio universitario sarà incrementato di 16 milioni di euro.
E questo è tutto: ai tre miliardi di euro chiesti a suo tempo da Fioramonti (“Se non ci saranno darò le dimissioni”, ha detto più volte) manca all’appello una bella somma.
D’altronde, in queste ore, lo stesso Ministro ha dichiarato che per il momento le risorse stanziate con la legge di bilancio sono davvero poche.
Vedremo se nel corso del dibattito parlamentare cambierà qualcosa e quali conseguenze ne trarrà il Ministro.
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