Quando il Governo dice che “non ci saranno tagli” significa che non ci saranno neppure altri soldi.
Ed è esattamente come si è espresso nella giornata di domenica, nel corso della trasmissione condotta da Lucia Annunziata su Rai 3, il ministro dell’economia Roberto Gualtieri che ha detto esplicitamente che nella manovra finanziaria ci sarà una “revisione della spesa” ma senza “tagli a scuola, sanità, università”.
“Non ce lo possiamo permettere, sarebbe controproducente” ha aggiunto Gualtieri.
Ma il senso del discorso è chiaro: scuola, sanità e università potranno ritenersi più che soddisfatte se usciranno indenni da una manovra che prevede riduzioni di spesa per tutti i comparti.
Il Ministro ha detto anche che bisogna mettere insieme una trentina di miliardi: 23 per bloccare l’aumento dell’Iva e 7 per altri interventi.
E’ pertanto impensabile che su 7 miliardi 3 vadano a finire al Miur, come ha chiesto in più di una circostanza il ministro Fioramonti.
Peraltro va anche detto che in questo momento siamo solo all’inizio di una partita che si preannuncia lunga e difficile.
E’ anche possibile, per esempio, che Gualtieri abbia fatto questa dichiarazione proprio per smorzare gli entusiasmi del collega Fioramonti, in modo da poter fare fra un paio di mesi il bel gesto di “concedere” qualche centinaio di milioni per qualche cosa di significativo (magari proprio per dare avvio ad una misura finalizzata alla riduzione del numero di alunni per classe).
Il Ministro ha anche manifestato l’intenzione di sostenere un piano di sviluppo per gli asili nido e ha parlato della necessità di prevedere “non solo la riduzione o l’azzeramento delle rette per i redditi medio bassi ma anche la costruzione di nuovi asili nido”.
Per la verità va detto che già oggi gran parte dei bambini accolti nei nidi comunali pagano rette molto contenute, diverso è il progetto di costruirne di nuovi, ma bisogna considerare che, in tal caso, i primi nidi finanziati con la legge di bilancio 2020 potrebbe entrare in funzione, nella migliore delle ipotesi non prima del 2021, sempre che si trovino enti locali disponibili a farsi poi carico dei costi di gestione.
Insomma, per il momento è impossibile capire cosa davvero capiterà alla scuola con la prossima legge di bilancio, ma temiamo di non sbagliare nel prevedere che, per vedere stipendi europei, i docenti dovranno aspettare ancora parecchio.
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