Circa 6 miliardi di euro previsti per scuola e università dalla legge di bilancio 2021, legge all’esame fra pochi giorni della Commissione Bilancio in Senato. La bozza prevede questa suddivisione:
1,5 miliardi per assumere 25mila insegnanti di sostegno
1,5 miliardi per l’edilizia scolastica
500 milioni per il diritto allo studio
500 milioni per il sistema universitario
2,5 miliardi per edilizia universitaria e progetti di ricerca.
Previsti aumenti a dir poco esigui per i lavoratori della scuola, 95 euro mensili lordi per docenti e personale Ata, retribuzioni che restano fra le più basse d’Europa.
Il confronto tra i docenti italiani e i colleghi del resto d’Europa è presto fatto. Ad inizio carriera gli insegnanti italiani ricevono uno stipendio lordo tra i 22mila e i 28mila euro, in linea con la media europea (come francesi, portoghesi e inglesi).
A fine carriera invece si verifica la differenza, grazie agli aumenti dovuti a meccanismi di incremento automatico (con un’attesa che va tra i 5 gli 8 anni) si concretizza appena con un più del 50%.
Resta il divario tra gli aumenti destinati ai lavoratori con stipendi più alti e quelli destinati agli stipendi più bassi. I primi sono più consistenti dei secondi per colpa di un criterio con il quale vengono fissati gli importi. Divario destinato ad ampliarsi se tale criterio non verrà modificato. La retribuzione del personale scolastico si colloca al di sotto della media del pubblico impiego di circa 6mila euro.
Bassa la cifra per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici: 3 miliardi e 715 milioni, probabilmente aumentati di altri 500 milioni dal Governo, e non dei 2 miliardi chiesti dai sindacati. Fondi che non bastano a garantire la perequazione delle retribuzioni più basse.
Intanto il contratto scuola è scaduto il 31 dicembre 2018. Al momento non è previsto un tavolo tecnico coi sindacati per il rinnovo del contratto 2019-2021.
Niente stipendi europei dunque, nonostante gli accordi tra l’ex Ministro dell’Istruzione Bussetti, il Premier Conte del Governo M5S-Lega e i sindacati, presi con l’intesa sottoscritta il 23 aprile 2019, che indicavano un rinnovo contrattuale volto a recuperare, nel corso del triennio 2019-2021, la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni e avvicinarle il più possibile ai livelli europei, dove un docente tedesco guadagna in media circa 1000 euro in più al mese di un collega italiano.
E in tutto questo, mentre la didattica a distanza, in seguito all’ultimo Dpcm, è utilizzata almeno al 75%, manca ancora il contratto che regoli la DDI.
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