Nella giornata di lunedì 21 la bozza della legge di bilancio 2023 verrà approvata dal Governo per essere trasmessa subito dopo al Parlamento che avrà poco più di un mese per approvarla.
Nel concreto, quindi il disegno di legge arriverà alle Camere pressoché “blindato” e cioè senza molte possibilità di essere modificato, almeno nella sostanza; al massimo ci potranno essere piccoli ritocchi.
Per il momento le notizie sui contenuti della legge sono scarse, se si eccettua ciò che da almeno un paio di settimane sta dicendo il Governo: nel complesso la manovra si attesterà sui 30 miliardi, più di 20 dei quali saranno destinati a contrastare la crisi energetica, o per sostenere le aziende o per dare un aiuto alle tante famiglie che saranno in difficoltà a pagare le bollette di luce e gas.
Per quanto riguarda la scuola, non si sa quasi nulla anche se, stando semplicemente alle “promesse” fatte in campagna elettorale, ci vorrebbero almeno 2-3 miliardi solo per fare fronte alle esigenze indifferibili.
Il ministro Valditara, per esempio, proprio nelle ore in cui si firmava il contratto nazionale, aveva ribadito che avrebbe fatto di tutto per ottenere che nella legge di bilancio vengano stanziati almeno 300 milioni per chiudere onorevolmente la sequenza contrattuale prevista dall’accordo con i sindacati.
Ma poi c’è il tema dell’organico aggiuntivo che la stessa sottosegretaria Paola Frassinetti ha già definito indispensabile.
Ancora più importanti sono le misure per la riduzione del precariato: se si volesse dare attuazione ad un provvedimento analogo al disegno di legge presentato a suo tempo da Mario Pittoni (Lega) bisognerebbe mettere nel conto un miliardo di euro.
Ma questi soldi, al momento, non ci sono o, perlomeno, sembra difficili da reperire.
E allora è probabile che – come abbiamo già scritto più volte – il Governo si limiterà a prevedere per la scuola qualche misura a costo zero che potrebbe però riscuotere il consenso dei sindacati e del mondo della scuola.
Per esempio, potrebbero arrivare modifiche all’impianto dei PCTO e alle modalità di rilevazione degli apprendimenti (prove Invalsi).
E, vista la situazione, può anche darsi che il Governo decida di “cedere” sulla questione dei vincoli alla mobilità: la loro cancellazione non costerebbe nulla ma sarebbe certamente ben accolta dal personale.
L’attesa, comunque, è quasi finita, perché entro la serata di lunedì dovremmo saperne certamente di più.