Nella mattinata del 28 dicembre, con 112 voti a favore, 67 contrari e una astensione, l’aula del Senato ha votato la fiducia al Governo dando così il via alla approvazione della legge di bilancio 2025.
In nessun intervento degli esponenti del Governo che hanno parlato è stata pronunciata la parola scuola che invece e ritornata spesso nelle repliche dell’opposizione.
Molto netto Carlo Calenda (Azione-Italia Viva): “Quanto alla scuola, questo è il Paese a più alto analfabetismo funzionale d’Europa, il terzultimo, noi che siamo il Paese del Rinascimento. Non si sa cosa si vuole fare sulla scuola; il Ministro sostiene che ci sono meno studenti, quindi ci sono più insegnanti, però è un po’ poco. Forse si può pensare di fare il tempo pieno, perlomeno nelle aree di disagio sociale, ma non si può fare perché Valditara deve querelare talmente tanta gente che non c’è tempo per farlo”.
Peppe De Cristofaro (AVS) ha ricordato che il Governo non ha esitato, con il disegno di legge sicurezza, a colpire il diritto al dissenso e la libertà di manifestare ed ha aggiunto: “Non muovete invece un dito per dare una risposta alla crisi profonda che colpisce i pilastri attorno ai quali negli scorsi decenni è stata costruita la Repubblica, ossia il sistema sanitario nazionale e la scuola pubblica, che dovrebbero essere l’architrave su cui si regge il nostro sistema e che, invece, sono di nuovo umiliati da questa legge di bilancio. Non c’è nulla per ridurre le liste d’attesa e nulla sul diritto allo studio; però, guarda caso, ci sono 50 milioni per le scuole private”.
Patuanelli (M5S) non ha esitato a parlare di “sfascio” della scuola pubblica, mentre il senatore PD Francesco Boccia ha toccato un tema di grande attualità: “Non riuscite ad affrontare con serietà la grave crisi demografica che c’era e che si è acuita; signor Presidente, l’Italia ha perso 2 milioni di cittadini dal 2014 ad oggi, l’anno prossimo non andrà meglio e non andrà meglio fra due anni, né fra tre anni. L’unica cosa che riuscite a fare è privatizzare tutto: la sanità, la scuola, l’università, il welfare e i trasporti”.
Quanto alle misure relative alla scuola restano ovviamente quelle già approvate nel passaggio alla Camera e di cui abbiamo già reso ampiamente conto.
Adesso i lavori parlamentari cessano e si riprenderà a partire dall’8 gennaio; e la scuola avrà di fronte i problemi di sempre.
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