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Legge di Bilancio avara con la Scuola, Cottarelli si aspetta pure la beffa dei tagli “invisibili”: effetto del +18% d’inflazione in due anni

Mentre i lavoratori della scuola attendono buone nuove dalla Legge di Bilancio, con 300 milioni aggiuntivi per portare a compimento l’ipotesi di accordo sottoscritto all’Aran sul rinnovo contrattuale 2019/21, c’è chi teme dei tagli “invisibili” sull’intero settore: tra questi figura il senatore Pd Carlo Cottarelli, esperto di economia con un illustre passato anche a capo del dipartimento Affari Fiscali del Fondo Monetario Internazionale ed anche come ex commissario alla spending review del nostro Paese.

Preso atto della mancanza di investimenti per la scuola nella manovra di fine anno, concentrata per due terzi sul coprire il caro energia, Cottarelli sostiene, con un intervento su La Repubblica, che “in presenza di una forte inflazione, per capire quello che accade davvero occorrerà guardare anche a quello che non cambia. Solo così si potrà vedere chi davvero ci guadagna e ci perde in termini di potere d’acquisto. E temo che a perderci saranno settori come sanità, pubblica istruzione e investimenti”.

L’economista quindi teme che ai dipendenti (ma prima ancora agli alunni) della scuola italiana, il governo Meloni riservi addirittura una beffa: è convinto, infatti, che “la legge di bilancio è più stretta di quello che appare” a causa della “tassa d’inflazione, non contabilizzata ufficialmente, ma che è del tutto reale” con “il deficit è di 1-2 punti di Pil più stretto di quanto aveva programmato Draghi”.

Cottarelli ha calcolato che “l’inflazione cumulata nel 2022-23 è ormai nell’ordine del 17-18%, il che significa tagli reali di importo corrispondente per le voci che non verranno cambiate rispetto a quanto stanziato per il 2022”.

Questo significa che, continua l’economista, “spese per pubblica istruzione e sanità, trasferimenti vari a famiglie, spese per investimenti sono tutte potenziali voci che potrebbero essere vittime di questi tagli che non appariranno in manovra, che saranno pesanti e che saranno lineari perché non si andrà a vedere dove ci sono sprechi da recuperare”.

Sempre affrontando il tema dei ricorrenti tagli all’Istruzione, la scorsa primavera, durante la presentazione a Firenze del suo libro ‘All’inferno e ritorno’, Cottarelli disse che la Scuola “è lo strumento che serve per dare una possibilità a tutti, ma la Pubblica istruzione è stata trascurata dal 2007, è stata la forma di spesa pubblica tagliata di più”.

Il riferimento dell’economista è alla riforma Gelmini-Tremonti, figlia della Legge 133 del 2008, che ha prodotto oltre 100mila cancellazioni di cattedre e decine di migliaia di posti Ata in meno, assieme alla perdita di almeno 2mila istituti autonomi, ore settimanali di lezione, compresenze di insegnanti, la specializzazione dei maestri della primaria e altro ancora. Una politica che Cottarelli teme possa in qualche modo replicarsi anche nei prossimi anni, considerando il difficile periodo economico che l’Italia e tutti Paesi europei stanno vivendo.

I tagli al settore, per il senatore Pd, rappresenterebbero un vero smacco. Cottarelli, infatti, da tempo auspica un rilancio della spesa pubblica a favore della scuola: nel 2018 disse che è “importante rafforzare quello che io chiamo capitale umano, quindi investire in pubblica istruzione nelle elementari, medie, superiori. È necessario rafforzare la pubblica istruzione nel meridione, questa è una cosa in cui credo fortemente”.

Quattro anni prima, nel 2014, in qualità commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, Cottarelli, assicurò: “nella mia proposta” di “razionalizzazione” della pubblica amministrazione “non c’è alcuna riduzione per l’istruzione e la cultura”.

Alessandro Giuliani

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