Nel documento programmatico propedeutico per la prossima legge di bilancio 2022, il capitolo sulle pensioni è quello più problematico, sul quale si continua a discutere. Gli interventi previsti in materia pensionistica hanno l’obiettivo di assicurare un graduale ed equilibrato passaggio verso il regime ordinario post pandemia. Quali ricadute sulla scuola?
Sul fronte delle pensioni scuola, considerato che 8 docenti su 10 sono donne, ha un effetto dirompente lo stop a opzione donna, il trattamento pensionistico calcolato secondo le regole del sistema contributivo ed erogato, a domanda, in favore delle lavoratrici dipendenti e autonome che avessero maturato i requisiti previsti dalla legge entro il 31 dicembre 2020. Una misura che consentiva alle insegnanti che avessero compiuto 58 anni d’età e maturato almeno 35 anni di contributi utili per la pensione di anzianità, di andare in pensione anticipatamente. La norma prevedeva anche che le docenti ottenessero la pensione trascorsi 12 mesi dalla maturazione di entrambi i requisiti.
Insomma, ad oggi pare che questa misura non debba essere riconfermata, ma la discussione non si è spenta e tra il documento programmatico e la legge di bilancio vera e propria potrebbero intercorrere ancora delle modifiche.
Modifiche che potrebbero riguardare anche la lista dei lavori gravosi, su cui abbiamo riferito più volte. Sebbene si voglia prorogare l’Ape sociale ed estendere il numero di categorie professionali considerate nel novero dei lavori gravosi così da accrescere gli aventi diritto alla pensione anticipata, allo stato attuale la procedura è congelata. Ma anche in questo caso, potrebbero subentrare delle modifiche dell’ultimo minuto. A sperare sono docenti di scuola primaria e collaboratori scolastici, che in un primo momento erano stati inseriti nella lista della previdenza sociale.
Infine il Governo propone di superare quota 100, predisponendo al suo posto quota 102 per il 2022 e quota 104 per il 2023. In sintesi, con quota 102 si può ambire alla pensione a 64 anni, con 38 di contributi all’attivo. Con quota 104 l’asticella dei requisiti salirebbe di due anni.
Una proposta che mira ad attenuare lo scalone di 5 anni che separa l’età per la vecchiaia di quota 100 (62 anni) e quella ordinaria (67 anni). Delle vie di mezzo peggiorative rispetto alla quota cento, che danno ragione a chi nell’ultimo anno scolastico, avendone i requisiti, ha colto l’occasione di andare in pensione anche pur non avendo concluso il ciclo di classe (i tre anni di scuola media, ad esempio), per il timore che il futuro non avrebbe riservato le stesse opportunità.
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