Tra le tante esternazioni finora ascoltate o comunque oggetto tra i media e i social, quello sulla negazione del crocifisso nelle aule scolastiche, denota una curvatura verso il basso che procede con una velocità tale che nulla e nessuno sembra frenarne l’arresto.
E’ come se agli Ebrei si chiedesse di rinunciare a custodire in casa e in modo visibile il segno più sacro della loro religione: il loro Libro Sacro, La Torah, grazie al quale essi si ritrovano, si identificano e soprattutto si riconoscono come Nazione. Stato di Israele.
Mi sono sempre domandato circa quel Crocifisso, non in quanto simbolo religioso, bensì quanto l’’Uomo Gesù e al suo atto eroico: un Sacrificio oltre il limite del significato e senso stesso del martirio. E me lo domando ancora e sempre soprattutto dinanzi a tali esternazioni che giungono da chi dovrebbe avere il più assoluto rispetto in nome che questi rappresenta: la Società, in politica, del Popolo che lo ha eletto, nel quale trovansi cittadini che comunque in quel simbolo religioso si riconoscono e, nel loro silenzio, guardano, malgrado tutto, quale speranza e senso e significato del loro vissuto quotidiano. Credenti, e non necessariamente bigotti (anche se pur questi certamente si inginocchiano a capo chino riconoscenti del valore di quella Croce: chi siamo noi per giudicare?).
Ricordo che entrando in una classe, vidi un crocifisso appoggiato sulla cattedra, e altre volte con un braccio spezzato pendolante da un lato, sempre fissato col chiodo sul palo della croce. Ho portato il giorno seguente un chiodino per appendere quello sulla cattedra, e un po’ di Attak per incollare il braccio (successivamente ho comprato un nuovo crocifisso). Lo rifarei ancora e ancora e ancora.
E’ come se entrando in casa qualcuno ci invitasse a togliere dalla parete un quadro di non suo gradimento, o di spostare un mobile perché secondo lui non è in sintonia con la scenografia e coreografia (design!) della stanza. Ma è casa nostra e la abbelliamo con quel che ci pare e come ci pare, nel rispetto di tutte le sensibilità.
Tra le merendine da tassare, i biglietti aerei da rincarare di un euro per trovare i 3 miliardi per aumentare lo stipendio dei docenti, il nostro Ministro forse con il crocifisso eliminato spera nel “miracolo” dei pani e dei pesci: e chi lo farebbe questo miracolo, se l’artefice è stato deposto?
Lo chiedo perché dal DEF (secondo quanto pubblicato su uno dei siti di indirizzo di informazione sul mondo della scuola, 01/10/2019) emerge una brutta notizia: basta leggere con un po’ di attenzione la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza licenziata dal Consiglio dei Ministri il 30 settembre: sono poche righe, nascoste alle pagine 40 e 41 nel paragrafo “Dati di consuntivo e previsioni a legislazione vigente” (che invito a leggere), al quale poi fa seguito la seguente previsione, secca e per nulla rassicurante: “Nel triennio 2020-2022 la spesa per redditi aumenta in media dello 0,6 per cento. L’incidenza sul PIL risulta pertanto in calo, dal 9,7 del 2019 al 9,2 per cento del PIL nel 2022, confermando sostanzialmente le proiezioni del DEF”, che poi significa, in altre parole: ci sarà un leggero aumento della spesa per stipendi, ma rispetto al PIL la spesa complessiva diminuirà.
In ogni caso se nel 2018, con il rinnovo contrattuale, gli stipendi di tutti i dipendenti pubblici sono aumentati del 3%, per il momento non c’è certezza di un risultato analogo a breve termine. Se non ci sarà un intervento importante in sede di redazione della legge finanziaria per il 2020, gli annunci del ministro Fioramonti (aumento a tre cifre per i docenti) rimarranno tali e docenti e Ata dovranno accontentarsi dei pochi spiccioli della indennità di vacanza contrattuale.
Altro che crocifisso da eliminare dalle pareti delle scuole.
Ministro, rispetto la sua laicità, ma il ruolo che veste lo obbliga altresì al rispetto dei valori, anche religiosi, del Popolo Italiano, che lei rappresenta. E come uomo impari il rispetto degli stessi e allo stesso modo con la quale la sua carica la obbliga.
Detto ciò, io quando entro in classe saluto la classe e recandomi verso la cattedra il mio sguardo si dirige istintivamente a quel crocifisso, e avverto che la mia giornata inizia bene, perché ogni mattina quel simbolo di fede, non mi ricorda l’ essere cristiano e quanto concerne ciò, ma mi fa sentire rassicurato e dà valore e senso al mio lavoro: spesso guerriero ed eroe (come tantissimi miei colleghi), e mi regala un sorriso che ha il sapore della speranza del giorno dopo giorno tra i banchi di scuola, le attese di tanti giovani, impegnati disillusi del loro valore allo studio, verso i quali e ai quali continuiamo tutti noi docenti (credenti e non) ad offrire comunque la fiducia e la stessa speranza che il Domani sempre porta con se e si colora.
Carissimo Ministro, pensi a come risolvere i tanti problemi del Ministero che lei gestisce, e in particolare abbia il coraggio di consegnare alla Scuola il suo valore fondamentale che è pietra d’angolo, oggi giorno ancora scartata, ma in vero necessaria alla costituzione e formazione del FUTURO.
Abbiamo bisogno di tanti CROCIFISSI (come noi docenti martiri eroi e guerrieri), e magari forse e finalmente la Scuola avrà la sua Risurrezione.
Mario Santoro
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