Il Consiglio dei Ministri per l’approvazione della bozza di legge di bilancio per il 2022 dovrebbe svolgersi il prossimo 19 ottobre.
Nei giorni successivi il disegno di legge sarà trasmesso alle Camere per essere discusso e approvato entro la fine del mese di dicembre.
Per il momento di cifre non si parla ancora ma dalla Nota di aggiornamento al DEF (Documento di Economia e finanza) arrivano le prime indicazioni.
La nota, infatti, parla di risorse per i rinnovi contrattuali anche se non fornisce numeri, se non in modo molto generale.
Questi sono infatti i dati relativi alla spesa per stipendi pubblici a partire dal 2020
2020 173.767
2021 179.401
2022 188.787
2023 183.289
2024 183.843
Come si può osservare, si registra un incremento del 3,2% dal 2020 al 2021 e del 5,2% dal 2021 al 2022, ma va anche detto che nel 2023 si assiste ad un rapido decremento.
“La crescita nominale dei redditi da lavoro dipendente, pari al 3,2 per cento nel 2021 e al 5,2 per cento nel 2022 – si legge nel documento approvato dal Governo – riflette soprattutto le ipotesi sui rinnovi contrattuali del pubblico impiego della tornata 2019-2021 ed il pagamento dei relativi arretrati. Nel 2023, i redditi da lavoro dipendente sono attesi ridursi del -2,9 per cento e tornare a salire lievemente dello 0,3 per cento nel 2024”.
Aumenti a tre cifre
Il problema, però, è piuttosto complesso anche perché è da tre anni che si parla di aumento a tre cifre, ma con le risorse disponibili in questo momento si riuscirebbe a garantire un incremento non superiore a 80-85 euro lordi.
I sindacati stanno chiedendo che dalla legge di bilancio possano arrivare ulteriori risorse, ma va detto che gli stanziamenti del 2022 dovrebbero servire per il contratto futuro del 2022-2024: quindi se i soldi del 2022 fossero usati per il contratto 2019/2021 si creerebbe un buco per quello futuro.
Negli ultimi giorni si è parlato 2 miliardi di euro che potrebbero essere inseriti nella prossima legge di bilancio; se questa fosse davvero la cifra si potrebbe pensare di usarne una parte (un miliardo per esempio) per incrementare i fondi per il contratto 2019/2021.
In questo caso si potrebbe arrivare, forse, ad aumenti di un centinaio di euro (sempre lordi), ma anche così gli stipendi nella scuola rimarrebbe i più bassi di tutto il pubblico impiego e l’equiparazione con l’Europa continuerebbe ad essere un sogno irrealizzabile.