Politica scolastica

Legge di bilancio lascia la scuola al palo, secondo d’Errico (Unicobas)

La “manovra del popolo” lascia la scuola al palo: il giudizio impietoso arriva da Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas che in un ampio comunicato passa in rassegna tutte le misure per la scuola e l’università previste dalla legge di bilancio.

Stefano d’Errico: pochi “soldi freschi” per la scuola

“Di un risparmio di 250 milioni, giustamente tagliati all’alternanza scuola-lavoro – sostiene d’Errico – se ne reinvestono solo 50 per il tempo pieno e 10 per 400 posti in più in organico per il personale docente dei licei musicali (comma 730). Con ben pochi oneri finanziari, dall’a.s. 2019/2020, si autorizza la trasformazione del rapporto di lavoro di quanti sono già titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa per lo svolgimento nelle scuole di funzioni assimilabili a quelle degli assistenti amministrativi e tecnici, immessi in ruolo a tempo parziale dall’a.s. 2018/2019. Sempre dall’anno scolastico 2019/2020, si sbloccano le assunzioni del personale educativo, ‘congelate’ da molti anni (ma anche questo ‘peserà’ al massimo per 5 milioni)”.

“Poi – aggiunge d’Errico – si dispone un non quantificato ‘incremento’ della dotazione relativa al personale amministrativo e tecnico (commi da 738 a 740). Pur considerando anche altre spese, circa 150 milioni del disinvestimento ‘strutturale’ per la scuola prendono il ‘volo’ in altre direzioni,  mentre va segnalato che al sistema paritario sono comunque andati circa 11 milioni in più, senza considerare i 10 milioni per il percorso 0 – 6 anni che a quanto si sa finiranno alle materne private. Una maggiorazione complessiva di 21 milioni, accettata dai 5 Stelle che in campagna elettorale promettevano il contrario”.

Ci sono solo i soldi del CCNL ed è in forse l’organico di fatto

“Gli investimenti generali per la scuola – rincara il segretario nazionale Unicobas – si mantengono stabili, in cifra netta l’importo cresce solo per effetto del rinnovo contrattuale operato dal precedente governo, non inserito nel dato previsionale triennale redatto da Gentiloni nel 2017 perché il contratto è stato siglato nel 2018”.

“In compenso – accusa d’Errico – scompaiono in larga misura i fondi per le deroghe sul sostegno e per consolidare l’organico di fatto per gli anni scolastici 2020/2021 e 2021/2022: ben 2,350 miliardi per il personale ai quali vanno aggiunte riduzioni di altri 900 milioni per edilizia e sicurezza. Ciò comporta che, mentre le deroghe di sostegno verranno probabilmente sostenute ugualmente grazie ad una sentenza cogente della Corte Costituzionale (ma solo con incaricati annuali e quindi senza continuità didattica, com’era invece stato annunciato), per ‘sbloccare’ l’organico di diritto occorrerebbero nuovi stanziamenti di ‘danaro fresco’ non contenuti nella previsione finanziaria giallo-verde per gli anni successivi al 2019”.

“Questa operazione – si chiede il segretario Unicobas – è solo una ‘distrazione’ ad uso e consumo della Commissione Europea o è frutto di una decisione strutturale non esplicitata volta all’assorbimento dei 42.000 posti dell’organico ‘potenziato’?”

Sotto questo aspetto d’Errico si mostra preoccupato, perché se si dovesse ridurre l’organico potenziato “chi manterrà la titolarità negli istituti quando spariranno quei posti?”
Secondo d’Errico, i minori stanziamenti per il 2020 e per il 2021 metterebbe seriamente in discussione sia il consolidamento dell’organico di diritto sia l’ampliamento dell’organico, sia altre operazioni annunciate dal Ministro, come per esempio quella delle 12mila cattedre di educazione motoria per la scuola primaria.

Per i precari non si prevede nulla

“A questo punto – conclude d’Errico – andrebbe detto chiaramente ai precari che si ridurrebbero di molto le assunzioni necessarie dopo il piccolo o grande esodo di pensionamenti determinato da ‘quota cento’”
Ma il segretario nazionale ha una sua idea in merito: “Senza lotte, neanche i docenti precari avranno giustizia, perché i giallo-verdi, pur resi edotti della situazione, non vogliono adottare l’unico strumento equo e risolutivo per tutti e per sempre: un doppio canale di reclutamento che metta il 50% dei posti a concorso ordinario ed il 50% a concorso per titoli, per tutti i già abilitati con almeno un anno di servizio (180 gg.) – anche ‘cumulativo’ –, che riconosca 12 punti per anno di servizio e 12 punti per ogni abilitazione conseguita. E quanti già possiedono l’abilitazione non devono rifare un concorso. Corsi abilitanti invece per chi, a causa dell’età, non ha avuto la disponibilità di un concorso o altro sistema abilitante”.

 

Reginaldo Palermo

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