I nodi che avevamo preannunciato stanno arrivando al pettine: i soldi per i contratti pubblici (e per la scuola in particolare) sono insufficienti e i sindacati minacciano di non volersi neppure sedere al tavolo delle trattative.
Mentre il Ministro Fioramonti favoleggiava di aumenti a tre cifre, ecco cosa scrivevamo il 4 novembre: “Ci sono,nella legge di bilancio, i fondi per il rinnovo dei contratti pubblici (poco più di 3 miliardi a regime) che sono però appena sufficienti per confermare il famoso ‘elemento perequativo’, l’indennità di vacanza contrattuale e, nella migliore delle ipotesi 70 euro lordi a dipendente”.
E’ di queste ore un secco comunicato di Maddalena Gissi, segretaria nazionale Cisl Scuola che dichiara: “Prima ancora di entrare nel merito del nuovo contratto, c’è da stabilizzare quanto ottenuto col precedente: a partire dall’elemento perequativo, la cui copertura va rifinanziata perché prevista ad oggi solo fino al 2019. Così come vanno mantenuti gli impegni per una rivalutazione complessiva delle attribuzioni accessorie del personale docente, educativo e ATA. Le risorse sono ferme all’entità che avevano nel 2013, nonostante siano oggi 70.000 in più le unità di personale che hanno diritto a beneficiarne”.
“Si è tanto parlato, e non solo da parte sindacale, della necessità di traguardare per i lavoratori del comparto aumenti ‘a tre cifre’ – aggiunge Maddalena Gissi -, in realtà stando a quanto vediamo nel disegno di legge di bilancio gli aumenti salariali non raggiungerebbero i 65 euro mensili. È evidente che non c’è margine per negoziare”.
La strada verso l’approvazione della legge di bilancio, insomma, è tutta in salita e il rischio di un rinvio dell’apertura del tavolo contrattuale è sempre più reale.
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