Lunedì sera il Consiglio dei Ministri ha approvato la nota di aggiornamento del DEF (la cosiddetta Nadef).
L’obiettivo del nuovo governo Conte (e della maggioranza M5S-PD) è quella di ridurre le tasse.
La legge di Bilancio sarà presentata il prossimo 20 ottobre, con la quale si cancelleranno le clausole di salvaguardia che di fatto scongiurano l’aumento dell’Iva, anticipate nella nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza.
Il taglio del cuneo fiscale, in base al documento redatto dall’esecutivo, partirà da luglio 2020 e farà intascare 230 euro al mese a chi ha un redddito lordo annuale non superiore ai 26mila euro.
Le risorse saranno stanziate con la manovra (il Def indica per il 2020 2,7 miliardi, 5,4 miliardi a regime) ma l’intervento vero e proprio dovrebbe essere dettagliato con un provvedimento successivo e in tasca ai lavoratori, se la platea dovesse coincidere con chi già beneficia degli 80 euro, potrebbero arrivare 500 euro che raddoppieranno a 1000 euro dal 2021.
Il vice ministro Antonio Misiani è chiaro sull’argomento: “Il taglio porterà più soldi al lavoratore dipendente. Se lo estendiamo alla platea di chi beneficia degli 80 euro, avranno 500 euro in più l’anno”.
Su La Stampa è apparsa una simulazione, a cura del tributarista Gianluca Timpone, che ha realizzato i primi calcoli con il taglio del cuneo fiscale. Ad esempio un docente con 15-20 anni di servizio con un salario lordo di 24.136 euro con il taglio dell’Irpef fino a 500 euro si ritroverebbe un salario netto di 17.922 rispetto ai 17.422.
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