Nel pomeriggio di ieri, 6 dicembre, si è svolto l’incontro tra i sindacati scuola e i rappresentanti del Ministero dell’Istruzione e del Merito, sulle misure relative alla scuola previste dalla Legge di bilancio 2023. La Flc Cgil ha reso note le osservazioni e le proposte del segretario generale Francesco Sinopoli:
La prima questione che occorre affrontare, è la messa a disposizione del rinnovo del CCNL 2019-2021 delle risorse (300 milioni di euro) già stanziate dalla legge di bilancio 2022, per l’incremento del salario tabellare del personale scolastico in applicazione dell’accordo del 10 novembre 2022 fra Ministero e sindacati.
In secondo luogo è necessario incrementare le risorse previste per l’istituzione di un fondo (oggi dotato – insufficientemente – di soli 150 milioni di euro) finalizzate alla valorizzazione del personale scolastico impegnato in attività di orientamento, inclusione e di contrasto alla dispersione scolastica, comprese quelle svolte in attuazione del PNRR. Tali risorse devono essere ricondotte alla contrattazione collettiva. È contraria alla norma generale (DLgs 165/2001), infatti, demandare ad un decreto ministeriale, come prevede la bozza in discussione della legge di bilancio 2023, le modalità di utilizzazione di risorse che sono destinate alla retribuzione sia fondamentale sia, come in questo caso, accessoria, del personale. Peraltro le stesse risorse nelle prime bozze della legge di bilancio era destinate proprio alla contrattazione collettiva senza alcun vincolo.
Inaccettabile risulta la previsione della riorganizzazione della rete scolastica che condurrà nel giro di pochi anni alla riduzione delle unità scolastiche con autonomia a sole 6.885 unità. La logica del risparmio (1.400 stipendi in meno per dirigenti e direttori dei servizi) comporterà la creazione di un gran numero di scuole sovradimensionate e difficilmente gestibili, con un peggioramento generale del servizio scolastico che contribuirà ad acuire i processi di desertificazione dei presìdi scolastici che si annuncia drammatica nelle regioni del Meridione d’Italia. Riteniamo che la drasticità della misura sul dimensionamento vada ben oltre le stesse previsioni del PNRR che prevede un generico “parametro efficace” regionale che spetta al legislatore nazionale definire. A questo proposito riteniamo urgente l’apertura di un confronto con le parti sociali, che finora non c’è stato, relativo ai provvedimenti connessi all’attuazione del Piano in questione, sia alle “riforme” previste che alle complesse procedure della gestione delle risorse finanziarie e dei carichi di lavoro aggiuntivi del personale della scuola.
Sulla annosa questione del reclutamento dei docenti è urgente aprire un tavolo di confronto specifico per trovare delle soluzioni condivise su: la semplificazione delle attuali procedure concorsuali al fine di rendere concreta l’assunzione di circa 70 mila nuovi docenti; sistematizzazione della procedura di assunzione da GPS 1 fascia sostegno e abrogazione concorso regionale sostegno; utilizzo delle graduatorie del concorso ordinario 2020 prima di bandire nuovi concorsi; biennalizzazione delle GPS e delle GaE.
Ma la legge di bilancio è carente anche per questioni cruciali per il sistema di Istruzione, ignorate dal Governo. Anzi è meno di zero a dimostrazione dell’importanza che ha questo settore per il nuovo Governo.
Mancano innanzitutto le risorse per il rinnovo del CCNL 2022-2024. Questo significa che con una inflazione al 12% andiamo incontro ad un blocco contrattuale più pesante di quello dell’epoca tremonti brunetta che almeno vedeva una inflazione bassa. Altro che riconoscimento del lavoro e del salario.
Nulla, ovviamente, sulle priorità del sistema istruzione dall’eliminazione delle classi sovraffollate, non più di 18 alunni per classe laddove sono presenti alunni con disabilità, estensione del tempo pieno nella scuola primaria e prolungato nella secondaria di primo grado, ripristino dei laboratori nella scuola secondaria, incremento del personale ATA. Nessun cenno finanche sull’organico covid che avrebbe dovuto essere stabilizzato o quanto meno reintrodotto come annunciato dagli stessi partiti di maggioranza in campagna elettorale.
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