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Legge di bilancio. Azzolina: ok su ‘Opzione donna’ ma sulla parità di genere un passo indietro, vi spiego perché

“Ho letto l’ultima versione del disegno di legge di bilancio e pare che il Governo abbia ripristinato i vecchi requisiti anagrafici per potere accedere Opzione donna. Avevo ricevuto decine di messaggi da donne deluse. Tutto il M5S si è attivato e abbiamo ottenuto un buon risultato”. Così la ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, che continua a commentare la manovra di bilancio sui propri social, dopo essere intervenuta anche sul dimensionamento delle classi, sull’organico Covid e sui concorsi.

Passi indietro sulla parità di genere

La ex titolare di viale Trastevere continua poi sul tema della parità di genere: “Mi lascia basita lo slittamento dal 2022 al 2023 dell’incremento a 52milioni di euro annui delle risorse destinate al sostegno alla parità salariale di genere”.

E promette, nel passaggio parlamentare della manovra, di impegnarsi a rispristinare il contributo economico sin dal 2022.

Lucia Azzolina, peraltro, come abbiamo anticipato, è tra le deputate che hanno sostenuto il pdl per incentivare la presenza delle donne nel lavoro e contrastare il cosiddetto gender gap nelle retribuzioni aziendali. Una proposta di legge a firma di Chiara Gribaudo (deputata Pd) che ha ricevuto il sì della Camera e del Senato e che prevede dal 1° gennaio 2022 la certificazione della parità di genere per le aziende rispettose della gender equality.

La manovra di bilancio

Ricordiamo che la manovra di bilancio all’articolo 36 istituisce il Piano strategico nazionale per le politiche per la parità di genere. Il Presidente del Consiglio dei ministri elabora e adotta un Piano strategico nazionale per la parità di genere, in coerenza con gli obiettivi della Strategia europea 2025.

Il Piano ha l’obiettivo di:

  • individuare buone pratiche per combattere gli stereotipi di genere,
  • colmare il divario di genere nel mercato del lavoro,
  • affrontare il problema del divario retributivo,
  • conseguire l’equilibrio di genere nel processo decisionale.

Per raggiungere questi obiettivi viene istituito un Osservatorio nazionale per l’integrazione delle politiche per la parità di genere, che fa monitoraggio, analisi, studio e proposta dei possibili strumenti per dare attuazione al Piano.

Tra le azioni che dovranno essere messe in campo a sostegno della parità di genere anche il Fondo per il sostegno alla parità salariale (art. 34 della bozza del disegno di legge di bilancio) di cui parla la deputata Lucia Azzolina.

52 milioni di euro annui dall’anno 2022 (o dal 2023 secondo l’ultima modifica contestata dalla deputata) andranno a finanziare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, attraverso la cosiddetta certificazione della parità di genere che comporterà benefici contributivi a favore del datore di lavoro che la possieda.

Come si ottiene la certificazione?

Lavorando sulla parità salariale a parità di mansioni, sulle politiche di gestione delle differenze di genere e sulla tutela della maternità.

Carla Virzì

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