Le indiscrezioni, divenute ormai certezza, sulle decisioni che prenderà il CDM in materia scolastica, vanno nella direzione di un D.L. omnibus.
Pensiamo che il cambio di rotta – dal decreto legge al disegno di legge – a cui riteniamo di avere saggiamente contribuito superi di fatto l’idea di procedere in modo autoritario su una materia tanto complessa, e permetta finalmente l’apertura di un vero e approfondito confronto in Parlamento e nelle scuole sul futuro del nostro sistema d’istruzione pubblico.
Chiediamo, insieme ai centomila cittadini che l’hanno sottoscritta, che nel dibattito parlamentare sia dato ampio spazio alla Legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola per la Repubblica”, depositata al Senato con il n. 1583 e alla Camera con il n. 2630. Una legge rispettosa del dettato costituzionale e redatta a partire dall’esperienza e dalle riflessioni di chi opera e vive ogni giorno nelle scuole del nostro paese.
Rigettiamo con forza il ricatto che il Governo impone al Parlamento, strumentalizzando l’assunzione dei precari al fine di ottenere una approvazione, senza adeguato confronto parlamentare, su tutti gli altri capitoli della riforma, non solo non urgenti, ma spesso dannosi per la scuola pubblica statale.
Ricordiamo che l’assunzione dei precari è un atto dovuto per dare attuazione sia alla legge Finanziaria del 2007 sia alla sentenza della Corte di giustizia europea; la loro assunzione deve essere disposta con un immediato decreto legge e non può essere contingentata nei limiti degli attuali organici, ma deve comportare al contrario un adeguamento degli organici.
La mobilitazione a sostegno della Legge d’iniziativa popolare non si ferma, riproponendo con determinazione i punti principali della legge popolare:
l’assunzione immediata dei precari in modo da coprire tutte le cattedre vacanti e quelle necessarie ad assicurare la riduzione del numero degli alunni per classe, l’ampliamento dell’offerta formativa (tempo pieno, tempi distesi per l’apprendimento), il sostegno, l’alfabetizzazione, la lotta alla dispersione scolastica.
la scuola della cooperazione e della collegialità e non quella della competizione eterodiretta da Dirigenti manager e dalla burocrazia ministeriale;
la piena gratuità della scuola statale con finanziamenti certi a tutte le scuole pari al 6% del PIL. No a scuole sostenute dai contributi dei genitori e dei privati. No a nuovi contributi alle scuole private;
classi di 22 alunni e non classi pollaio;
la scuola dell’infanzia statale garantita a tutti con l’ultimo anno obbligatorio e non la sua trasformazione in un servizio;
un sistema di valutazione autonomo dal Ministero che sostenga tutte le scuole aiutando quelle che operano in condizioni sociali disagiate al fine di dare a tutti gli studenti italiani la stessa offerta di istruzione e formazione.
Un rapporto fra scuola e lavoro finalizzato a garantire la libera scelta del proprio futuro agli studenti. No all’introduzione dell’apprendistato nelle scuole.
Aderiamo alla giornata di mobilitazione studentesca del 12 marzo organizzando iniziative nelle scuole e nelle città che coinvolgano studenti, genitori, insegnanti, cittadine e cittadini.
Aderiamo inoltre con convinzione alla mobilitazione sociale del 28 marzo.
Non può esserci democrazia se non c’è una scuola democratica, non può esserci una scuola democratica se non c’è democrazia.