Legge di stabilità, l’orario settimanale dei prof delle superiori portato a 24 ore?

 
Per ora sono solo voci, che in mancanza del testo ufficiale rendono l’attesa del personale della scuola particolarmente densa di timori. La netta impressione è infatti che la “Legge di stabilità”, approvata il 9 ottobre dal Consiglio dei ministri, non comporti quei lievi ritocchi all’attuale quadro organizzativo della scuola, di cui si era detto (con troppo ottimismo) negli ultimi giorni.
Prima di tutto si parla insistentemente di un allungamento ulteriore del blocco dei contratti per i dipendenti pubblici, quindi anche per la scuola, fino al 2014. Sparirebbe, inoltre, l’indennità di vacanza contrattuale (anche se il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, ha smentito questa eventualità), ovvero quella somma forfetaria che, sebbene modestissima, servirebbe a compensare i mancati rinnovi contrattuali. Quest’ultima “voce”, la vacanza contrattuale, tornerebbe comunque in busta paga l’anno successivo (il 2015). E questo, paradossalmente, è un passaggio che non sa di buon auspicio. Per i sindacati Confederali “la reintroduzione”, fissata per il 2015, “potrebbe far pensare a un prolungamento del blocco contrattuale, che verificheremo una volta esaminato il testo e che renderebbe questa manovra una vera e propria persecuzione”. Insomma, il reintegro della lieve indennità sarebbe solo un “contentino” da dare nell’anno di ulteriore rinvio del rinnovo contrattuale (da cui deriverebbero invece aumenti di salari maggiori).
Ma le novità peggiorative che porterebbe la “Legge di stabilità”, almeno per il settore scuola, non finiscono qui. Sembrerebbe, infatti, che nella secondaria superiore l’orario dei docenti possa essere portato a 24 ore (come avviene nella primaria): “l’ultima trovata – annuncia la Flc-Cgil incrementando così i motivi dello sciopero di venerdì 12 ottobre – è l’aumento di un terzo dell’orario di lavoro a parità di salario per le scuole secondarie. Le conseguenze saranno maggiori carichi di lavoro per i docenti, la riduzione di migliaia di supplenze per gli spezzoni e di quelle brevi”. A sentire però il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, l’incremento non sarebbe applicato in modo indistinto. “Temo di non sbagliarmi – ha detto il leader del Partito democratico – ma sotto la parola complicata di ingegnerizzazione ci sono tagli di 6.300-6.400 posti di lavoro per gli insegnanti e si stabilisce che gli insegnanti di sostegno lavorano più ore di quelli di latino e greco”.
Ora, poiché il documento è stato approvato in una sede politica, c’è da pensare che Bersani ne sappia più del sindacato. Ed in tal caso, se i docenti di sostegno dovessero essere costretti ad ampliare il loro orario di servizio settimanale, non bisogna essere dei veggenti per pensare alle conseguenze. Soprattutto sul piano giuridico, visto che a norma di legge sono docenti come tutti gli altri. E che l’entità dell’orario settimanale è definita da contratto collettivo nazionale. Il quale, come noto, è fermo da alcuni anni. Ma non per questo può essere modificato uno dei suoi “tasselli” fondamenti: l’orario settimanale.
Brutte novità in arrivo anche per chi usufruisce della Legge 104/92: le giornate di permesso verrebbero decurtate del 50%. A salvarsi sarebbero solo quelli che hanno il permesso per motivi personali oppure che accudiscono un familiare o il congiunto.
Ora però non corriamo troppo. Prima di lanciarci su commenti prematuri, bisogna infatti attendere la pubblicazione del testo approvato.
Nel frattempo i sindacati non sembrano, però, disposti a guardare: “registriamo tra gli interventi più singolari – ha detto Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola – quello del ministro Profumo, che accenna a non meglio precisati “contributi di generosità” che la scuola sarebbe pronta a dare, per non subire ulteriori tagli diretti. Al ministro vogliamo dire che la scuola non è un laboratorio di taglio e cucito. Non accetteremo tagli, né diretti né indiretti perché la scuola italiana, dopo anni di decurtazioni, non ha davvero più niente da dare. Siamo comunque stanchi di inadempienze e latitanze e non accettiamo che si mettano in cantiere – ha continuato il sindacalista della Cisl – proposte che toccano i lavoratori della scuola senza il minimo confronto con chi li rappresenta”.
Scrima ha infine ricordato che ai sindacati nell’incontro con il Governo sulla legge di stabilità non “è stato comunicato nulla che riguardasse la scuola, dunque se le cose stanno diversamente vogliamo vedere le carte”.
Forti perplessità arrivano anche da Massimo Di Menna, segretario generale Uil Scuola, che ha letto con meraviglia “possibili ulteriori tagli e di interventi non meglio precisati sulla scuola di cui non abbiamo nessuna informazione. Sul piano di digitalizzazione delle scuole e di invio di strumenti informatici, tablet e computer, elemento positivo di modernizzazione, al momento, sono state prodotte circolari. Nulla sappiamo di tempi e modi”, ha sottolineato Di Menna.
Poi la proposta: “è il momento di ricondurre il tutto a normalità. Il ministro convochi i sindacati e si affrontino uno per uno i problemi e le modalità di intervento. Chi lavora ogni giorno a scuola, garantendone il funzionamento, deve essere partecipe dei processi. E’ ora di finirla con decisioni prese e gestite al di fuori di trasparenza, coinvolgimento e condivisione, ha concluso il sindacalista della Uil. Ma se la legge è stata approvata, ora sarà dura rimetterci mano.

Alessandro Giuliani

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Alessandro Giuliani

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