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Legge di stabilità: le reazioni di Flc-Cgil, Gilda e Cobas

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Le reazioni della Flc-Cgil e della Gilda alla Legge di Stabilità per il 2016 approvata dal Consiglio dei Ministri

 
“La legge di stabilità è iniqua e ancora una volta colpisce i servizi e il lavoro pubblico. Nonostante la sentenza della Corte Costituzionale non si intendono rinnovare i contratti pubblici. I 300 milioni previsti per i rinnovi contrattuali sono una miseria e un’umiliazione per i lavoratori, perfino inferiori allo stanziamento per ridurre le tasse sul salario di produttività nella contrattazione aziendale. Si eliminano le tasse sulla prima casa anche per i ricchi, si concedono tagli di imposte sostanziosi alle imprese ma nulla per cambiare la legge sulle pensioni, per i contratti pubblici, per il diritto allo studio, per il precariato e per gli investimenti nei settori della conoscenza. Si mette in discussione il diritto alla salute ma anche ad una istruzione di qualità. È necessario rispondere con un’ampia mobilitazione unitaria  per conquistare il contratto, cambiare la pessima legge sulla scuola peraltro priva di risorse per l’attuazione delle deleghe, investire più risorse in Università, Scuola, Ricerca e AFAM superando il precariato e garantendo a tutti l’accesso all’istruzione”. 

Così il segretario generale della Flc-Cgil, Domenico Pantaleo

Se le condizioni per il rinnovo del contratto nazionale del pubblico impiego saranno quelle annunciate da Renzi  in conferenza stampa, la nostra risposta al tavolo negoziale non potrà che essere ‘buongiorno’ e ‘arrivederci’. Si tratta di una cifra irrisoria, anzi offensiva se si considera che gli stipendi dei dipendenti pubblici, e quindi anche degli insegnanti, sono bloccati da sei anni. Trecento milioni produrranno un aumento in busta paga di circa 7 euro lordi per ciascun lavoratore, cioè poco più di 4 euro netti a testa. Con questi spiccioli, ci si potranno permettere quattro caffè in più al bar ogni mese, nulla di più. Si tratta di una foglia di fico che – conclude il coordinatore della Gilda – nasconde la reale intenzione del Governo di protrarre il blocco del contratto nonostante la sentenza della Corte Costituzionale ne abbia dichiarato l’illegittimità”. 

Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti

“A proposito della Legge di (in)stabilità presentata ieri dal governo, i migliori commenti giornalistici sottolineano il clamoroso scarto tra le promesse di forte rilancio economico e di ‘manovra espansivà fatte fino al giorno prima da Renzi e l’assenza concreta di investimenti nel lavoro, pensioni e servizi sociali. Ma, tranne pochi casi, e’ minimizzato l’aspetto più grottesco e beffardo della Legge: dopo sei anni di blocco contrattuale, a fronte di una perdita di almeno il 20% di salario (tra i 250 e i 300 euro) negli ultimi anni, ai lavoratori/trici della scuola e del restante Pubblico impiego viene ‘offerto’ un aumento salariale medio di 8 euro (lordi) al mese”. Sulla legge di stabilità, che conferma per il 13 novembre “lo sciopero generale della scuola, al quale riteniamo che vada abbinata una manifestazione nazionale, alla quale invitare tutte le forze e strutture dei lavoratori/trici, degli studenti e dei cittadini che si battono contro l’applicazione della cattiva scuola renziana. Ribadiamo nel contempo l’invito, che finora non ha ricevuto risposte, ai Cinque sindacati (Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda) – con i quali abbiamo indetto e gestito i grandi scioperi del 5 maggio e degli scrutini – a promuovere lo sciopero di novembre unitariamente, e con pari dignita’, per realizzare una partecipazione all’altezza di quelli estivi, contro l’applicazione della legge 107 e per consistenti aumenti salariali per docenti ed Ata, in netta opposizione alla insultante proposta governativa”. In preparazione dello sciopero, “il 24 ottobre saremo in piazza nelle principali città, così come faranno anche i Cinque, seppur dobbiamo registrare con rammarico che, a causa dell’ostracismo messo in atto da alcune di tali organizzazioni nei nostri confronti, in molte regioni la mobilitazione non sarà unitaria”.

Così in una nota Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas.