La tabella n. 7 allegata alla legge di bilancio per il 2015 (si tratta della tabella relativa alle spese del Ministero dell’Istruzione) è stata pubblicata in queste ore nel sito della Camera e ad una prima lettura le sorprese non mancano.
Va peraltro premesso che la lettura del documento non è per nulla semplice, ma almeno sui macro-dati le nostre osservazioni non dovrebbero essere molto lontane dalla realtà.
Il primo dato riguarda il budget generale del Ministero: per il 2014 il bilancio assestato è pari a 41,7 miliardi euro; per il 2015 sarà di 230milioni di euro in meno.
Se si considera il conto di cassa la situazione non cambia affatto: contro i 42,1 miliardi del 2014 ci sono i 41,5 del 2015.
La prima osservazione è inevitabile: nel complesso sull’istruzione non ci sarà un euro in più, anzi ci saranno alcune centinaia di milioni di euro in meno.
Ma il dato più interessante è quello che riguarda le spese per il personale.
Prendiamo per esempio il costo del personale docente di scuola primaria: nel 2015 si prevede una spesa di 5,750 miliardi di euro che corrisponde, secondo la tabella, a 220mila stipendi annui; negli anni seguenti – a causa delle assunzioni previste dal Piano Buona Scuola – la spesa dovrebbe aumentare e invece no: nel 2016 si scende a 5,683 miliardi (pari a 217mila stipendi) e nel 2017 a 5,570 miliardi (pari a 211mila stipendi).
Curiosamente la legge di bilancio prevede invece un aumento consistente della spesa relativa agli stipendi da pagare ai docenti con contratto fino al termine delle attività didattiche: si passa da 746milioni di euro del 2015 a 808 milioni del 2016 e a 908milioni del 2017 (la previsione del 2014 era di 663milioni): se non interpretiamo male i numeri questo significa che il Governo prevede che la spesa per il personale docente a tempo determinato continuerà ad aumentare mentre diminuirà quella relativa al personale di ruolo.
La stessa tendenza si riscontra analizzando le previsioni di spesa relative agli altri ordini di scuola.
Con questi dati risulta davvero difficile dare credito al piano di assunzioni previsto dalla “Buona Scuola” di Renzi. Forse un chiarimento tecnico da parte del Ministro (e soprattutto da parte della Regioneria Generale dello Stato) potrebbe servire a fugare dubbi e perplessità.
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