Di fronte all’inattesa ondata di proteste contro la Legge di Stabilità, per i sindacati non c’era altra scelta che ricompattarsi. Lo hanno fatto sin da subito Cisl, Uil, Snals e Gilda indicendo la mobilitazione immediata e lo sciopero per i 24 novembre. In attesa di capire se alla protesta si unirà anche la Flc-Cgil (per tornare in piazza in occasione di uno sciopero unitario a distanza di quattro anni dalla storica manifestazione a Roma del 30 ottobre 2008), i Cobas rompono gli indugi e si aggregano. Ma non solo: nel dichiarare l’intenzione di aderire “per il 24 novembre” allo “sciopero generale della scuola con manifestazione nazionale, per cancellare il folle aumento dell’orario” settimanale d’insegnamento, il leader dei comitati di base, Piero Bernocchi, spiega che il suo sindacato avrebbe "preferito un giorno che consentisse anche ai lavoratori delle elementari e delle materne di scioperare (quindi non di sabato ndr). Ma ora non avrebbe senso dividerci scegliendo una data diversa dal 24 (il 24 contro le 24, viene da dire): e comunque anche chi non lavora può partecipare venendo alla manifestazione nazionale che va svolta unitariamente. Essa è importante quanto lo sciopero, sulle cifre del quale il balletto con il Miur è prevedibile”.
Insomma, per i Cobas non è più tempo di giocare sui numeri delle adesioni: quel che serve per fermare l’innalzamento delle ore d’insegnamento è una manifestazione imponente. Una manifestazione tale da creare un “impatto non occultabile sul Parlamento, sul governo e sui partiti che lo sostengono, sui mass-media”. Bernocchi sogna quindi una “manifestazione che potrebbe essere la più grande di questo decennio. Ma per raggiungere tale risultato – sottolinea – la manifestazione deve essere unica e unitaria. Ce ne sono tutte le condizioni”.
E siccome quattro anni fa a Roma contro l’avvio della politica taglia organici dell’ultimo governo Berlusconi sfilarono un milione di manifestanti, la sfida che lancia il sindacalista di base non è da poco. Bernocchi, comunque, ha diverse ragioni per pensare in grande: sostiene, infatti, che “vi sono tre obiettivi fondamentali in comune: la cancellazione delle 24 ore, lo sblocco dei contratti e quello degli scatti”.
Ecco quindi l’appello finale per un corteo unitario: "è indispensabile soprattutto perché la stragrande maggioranza di docenti ed Ata su questi comuni obiettivi chiede un’unità di tutte le organizzazioni (a cui anche la Cgil potrebbe aggiungersi) non solo nello sciopero ma anche in piazza. Proponiamo dunque a Cisl, Gilda, Snals e Uil (e Cgil se intenzionata a scioperare) di incontrarci per decidere il 24 un grande corteo unitario – con pari dignità – e per stabilirne le modalità".
L’invito all’unità in vista della manifestazione del 24 novembre arriva anche da Usb e Unicobas: che in una lettera congiunta, firmata dai leader delle due organizzazioni, rispettivamente Barbara Battista e Stefano d’Errico, spiegano come “da più parti, tra i lavoratori” cresca “la domanda di unità delle forze sindacali. L’unità non è un valore assoluto ma, riteniamo, sia un percorso possibile tra forze estranee alla concertazione e al collaborazionismo”. L’obiettivo della protesta è quindi “dare un segnale di unità per ridare la forza ad una prospettiva di riconquista della Scuola Statale, laica e di massa”. Unicobas e Usb indicano anche una data per accordarsi con gli altri sindacati: il prossimo 24 ottobre a Roma, ad un mese esatto dalla mobilitazione di piazza.
Cosa accadrà ora? Non è facile fare previsioni. Di sicuro, però, il malcontento del personale ha toccato livelli altissimi. E per i sindacati non è di certo il momento di continuare con i tatticismi. Anche i Cobas, l’organizzazione sindacale probabilmente più propensa ad isolarsi, lo ha capito. Del resto, n gioco ci sono dei diritti dei lavoratori conquistati attraverso decenni di lotte e dure contrattazioni. Diritti che non si possono annullare con questa facilità.
Certo, riuscire a far cambiare idea al questo Governo (che non ha alcun interesse a rendersi simpatico all’opinione pubblica poiché il mandato non dovrà essere rinnovato) non sarà facile. Ma se alla fine dovessero spuntarla, se soprattutto le 24 ore settimanali dovessero essere stralciate, per i sindacati si aprirebbe una stagione di consensi. In caso contrario, il danno d’immagine e di adesioni sarebbe inevitabile. Per tutti.