Prenderà avvio martedì 11 marzo alla Camera l’esame del disegno di legge di conversione del decreto n. 3 del 23 gennaio scorso in materia di automatismi stipendiali del personale della scuola.
Si ritiene che, se non ci saranno particolari intoppi, il provvedimento dovrebbe andare in aula nel giro di 7-8 giorni in quanto per evitarne la decadenza il Parlamento lo dovrà approvare entro il 24 marzo.
Il disegno di legge verrà esaminato dalla Commissione Lavoro che avrà il compito di riferire all’aula della Camera, mentre le Commissioni Istruzione e Bilancio si limiteranno ad esprimere un parere consultivo.
Anche se i giochi sembrano ormai fatti il passaggio alla Camera non va sottovalutato: non sarebbe la prima volta che un provvedimento già approvato da un ramo del Parlamento venga corretto e modificato dall’altro.
Oltre tutto va anche detto che il clima politico non del tutto sereno e disteso lascia spazio a qualche possibile rischio.
Per intanto va segnalato che il testo trasmesso dal Senato alla Camera è perfettamente identico a quello del decreto legge n. 3 con l’aggiunta del comma che dà soluzione al problema delle posizioni economiche Ata grazie ad un taglio di 39milioni di euro del fondo delle spese di funzionamento amministrativo e didattico.
Francamente non si comprende molto come possa accadere che, per decidere, un diverso impiego di soldi che già erano nella disponibilità del Ministero, si siano rese necessarie non poche sedute delle Commissioni del Senato e quasi 40 giorni di lavoro.
Senza contare che, se si legge con attenzione l’intestazione del provvedimento, si scopre che il disegno di legge di conversione era stato presentato, tra gli altri dal ministro della Funzione Pubblica D’Alia, cioè dallo stesso Ministro che a settembre aveva fatto approvare dal Governo il decreto 122 da cui avevano avuto origine tutti i problemi legati al recupero delle somme già erogate al personale che aveva maturato uno scatto stipendiale.
Per noi che di tecniche di Governo capiamo davvero poco o nulla risulta difficile capire come sia possibile che un Ministro adotti un provvedimento e solamente tre mesi dopo si accorga che era del tutto sbagliato o inopportuno e che quindi bisogna intervenire con un nuovo decreto legge e con una legge di conversione.
Ma, per l’appunto, queste sono domande da incompetenti. Chi ci governa ha sicuramente una risposta che però non è mai stata resa pubblica.