La cattiva alimentazione sembrerebbe produrre difficoltà nell’apprendimento scolastico dei bambini, in particolare lentezza nel leggere e problemi nello studio della matematica. A sostenerlo sano un gruppo di ricercatori statunitensi che hanno di recente pubblicato sul Journal of Nutrition i risultati di uno studio sulle abitudini alimentari di 21.000 bambini frequentanti dal primo anno di asilo al terzo anno di scuola primaria: ebbene, secondo i ricercatori laddove vi è un carenza o una scarsa qualità di cibo, quasi sempre legate a condizioni di vita disagiate e alla povertà, vi sarebbero effetti negativi sul rendimento scolastico. Ad essere danneggiate da queste situazioni di mal nutrimento sarebbero soprattutto le bambine, che hanno presentato una diffusa difficoltà nel leggere e nel risolvere problemi di logica e matematica: le bambine risentirebbero della carenza di cibo soprattutto se hanno vissuto un brusco passaggio dalla ricchezza alla povertà.
I maschietti, invece, sembrerebbero reagire meglio. Non solo. “Oltre ad avere più difficoltà a scuola – sottolinea Edward Frongillo, docente di scienze nutrizionali alla Cornell University di New York – le femminucce all’asilo che provengono da famiglie povere o disagiate e comunque con problemi legati al cibo hanno anche più problemi di sovrappeso in età adulta”.
I risultati non rappresentano però una novità assoluta: anche un precedente studio fame e la povertà negli Stati Uniti, coordinato da Frongillo, associava questi disagi con problemi allo sviluppo cognitivo e di apprendimento di molti bambini. Sempre in base alla precedente ricerca, i bambini malnutriti, confrontati con soggetti della stessa età ma provenienti da famiglie benestanti, rischierebbero cinque volte di più il suicidio, sarebbero esposti quattro volte di più alla distimia o a forme leggere di depressione. Inoltre, rischierebbero due volte di più di essere sospesi a scuola e 1,4 volte di più di essere bocciati e di avere problemi con la matematica.
Oggi negli Stati Uniti un bambino su cinque vive in condizioni di povertà (il livello più alto tra i Paesi industrializzati) e più di 13 milioni di bambini sotto i 18 anni vivono in famiglie disagiate. “Nonostante gli aiuti dello Stato negli Usa, il 12% delle famiglie i totale e il 18% delle famiglie con prole soffrono la fame: sebbene i numeri dimostrino la gravità del problema- conclude Frongillo – non esprimono nemmeno totalmente la reale portata di un disagio sicuramente maggiore”.