Gentilissima redazione, mi chiedo: ma stiamo scherzando?
Leggo che le scuole riapriranno. Posso capire infanzia, elementari e medie: didattica a distanza difficile, genitori che non sanno come fare a lasciare i figli a casa (non dimentichiamo il servizio di bebysitteragio scolastico) e, forse, e sottolineo, forse, un uso del computer non ancora appropriato. Mi dico: “forse ci può stare”.
Ma poi leggo: SPECIALMENTE le superiori perché, dice la ministra, non si possono andare a comprare in giro i regali di Natale e poi non andare a scuola. Giustissimo! Perché, dice il ministro, che la didattica a distanza non fa bene ai ragazzi. Giustissimo!
Ma qualcuno si è accorto che c’è una PANDEMIA o siamo ancora in corsa ad inseguire inutili banchi a rotelle e sistemi di areazione inesistenti che, meglio che vada, ci porteranno polmoniti generalizzate e covid di massa?
Qualcuno si è accorto che l’unico modo per evitare che con gli adolescenti (per capirci quelli che sono il veicolo maggiore di trasmissione del virus soprattutto da asintomatici) si ha qualche possibilità di farli stare a casa solo facendo loro capire che la situazione è COSÌ GRAVE che sinanche le scuole sono CHIUSE?
Qualcuno sa che significa dire ad un sedicenne: “amore, non uscire, non fare assembramenti, non è sicuro”, e poi impacchettarlo su un mezzo pubblico e farlo andare a scuola con tre cappotti?
Ma stiamo scherzando?
Qualcuno sa che dietro ognuno di questi ragazzi vi sono famiglie spesso con soggetti fragili in cui una uscita in più o in meno è la differenza tra la vita e la morte per il proprio caro e che, addirittura, per fare una chemio, bisogna aspettare tre giorni un tampone?
Qualcuno sa che molta della economia di quelle famiglie si basa sulle pensioni di quei soggetti “improduttivi” che se si ammalano fanno crollare una economia nazionale?
Altro che regali di Natale!
Ah dimenticavo, c’è sempre il reddito di cittadinanza. Ma per favore.
Qualcuno sa che gli studenti delle superiori a breve, appena usciti dalla scuola, frequenteranno master e lezioni universitarie “a distanza” senza che nessuno gridi allo scandalo?
Qualcuno sa che se pure fosse un anno in più di DID certamente i nostri studenti non sarebbero mai peggio di quello che con l’attuale sistema scolastico, che con grande fatica i docenti portano a avanti, sono diventati?
Si ricorda qualcuno che almeno prima si rimandava a settembre ed ora per bocciare bisogna chiedere il permesso: ai genitori, al preside che deve fare numeri, alle categorie protette, etc?
Però ci preoccupiamo della “preparazione scolastica”, in piena PANDEMIA, con i morti che affollano gli obitori!
Be’, certo però adesso è il momento dei regali di Natale: ma stiamo scherzando?
Francesca Rondinone
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