Lo sostiene Nicola Incampo, esperto per l’Insegnamento della religione cattolica della Conferenza episcopale italiana e del sito www.culturacattolica.it. su Avvenire.
“Per sostenere che nelle scuole non si possono promuovere attività di “natura religiosa”, come, per esempio, le tradizionali benedizioni pasquali i Cobas citano una sentenza del Tar dell’Emilia Romagna del 1993. Un pronunciamento ribaltato da ben due ordinanze del Consiglio di Stato, la 391 e la 392 del 26 marzo 1993 e dalla sentenza 3635 del 2007 del Tar del Veneto”.
Proprio quest’ultima, aggiunge Incampo, ha messo un punto fermo circa la possibilità, per i vescovi diocesani, di effettuare visite pastorali nelle scuole. Respingendo un ricorso dell’Uaar, l’Unione degli atei, contro la visita di un presule in un istituto, i giudici amministrativi hanno confermato la “piena legittimità di queste manifestazioni”.
Inoltre, a dimostrazione della “malafede” dei promotori dell’iniziativa siciliana, viene “spacciata per circolare ministeriale, un semplice parere dell’Avvocatura dello Stato, che il Ministero non ha mai per altro recepito”.
Da qui alcune puntualizzazioni da Incampo: “Da oltre vent’anni è in vigore la circolare ministeriale 13 febbraio 1992, che stabilisce che “il Consiglio di circolo o di istituto possa deliberare di far rientrare la partecipazione a riti e cerimonie religiose tra le manifestazioni o attività extrascolastiche previste. Analogamente si ritiene possa operarsi per quanto attiene alle visite pastorali del vescovo”.
L’unica condizione posta – aggiunge Incampo – è che la partecipazione degli alunni e dei docenti dovrà essere libera. Ma non credo che nessuno nelle scuole italiane abbia mai pensato di imporre con la forza la partecipazione a queste attività”.
Semmai è vero il contrario. E cioè che c’è chi vorrebbe imporre alle scuole, limitandone autonomia e libertà, che cosa proporre e cosa no. Decisioni queste che spettano unicamente al Consiglio di istituto.
“Dirigenti e insegnanti possono stare tranquilli – conclude Incampo–: nessuno li potrà denunciare nel caso volessero promuovere, con il via libera del Consiglio d’istituto, iniziative per la Quaresima o la Pasqua con i propri studenti”.
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