La legge di bilancio è in via di definizione e ovviamente non si parla ancora in maniera concreta dell’aumento dello stipendio ai docenti, bensì si fanno le solite ipotesi e si dettano numeri e cifre che purtroppo non trovano riscontro nella realtà.
Si parlava di concedere un incremento stipendiale a tre cifre per poi passare a 80 euro lordi e passare ancora a sempre 80 euro lordi ma spalmati su un triennio.
Per far quadrare i conti si è alla ricerca di circa 500mila euro che dovrebbe essere reperiti per procedere all’ennesima elemosina che il Governo intende elargire agli insegnanti. Certamente trattasi di una ennesima fregatura che si tradurrebbe in pochi spiccioli, giusto di quel contentino per tappare la bocca e tenerli tutti contenti e gabbati.
Non si può considerare la professione docente una vile mercificazione. Qui stiamo parlando di gente che ha conseguito lauree, superato concorsi e specializzazioni e che vanta di diversi anni di insegnamento alle spalle.
Si tratta, insomma, di persone che hanno una dignità professionale da salvaguardare e di una decoro che nel tempo si è perso e che i docenti intendono a denti stretti tutelare.
Per tale ragione il reperimento delle risorse aggiuntive va ricercato nell’abolizione del bonus premiale, quel famigerato gruzzolo previsto dalla legge 107/2015 della “Buona Scuola” che ha sfasciato ulteriormente una scuola già a pezzi e nella redistribuzione del 500 euro per la formazione e l’aggiornamento.
Queste due somme vanno inserite nello stipendio tabellare o in altre voci del cedolino, mantenendo anche gli 80 euro elargiti dal Governo Renzi, attraverso un incremento del plafond di oltre 26600 attualmente in vigore onde evitare decurtazioni.
Soltanto in siffatto modo possiamo garantire un minimo di riconoscimento retributivo a chi ha a cuore la formazione delle nuove generazioni, ossia i docenti che svolgono un lavoro nobile e prezioso per lo Stato e per la società.
Mario Bocola
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