Non è, questa, la storia della Rivoluzione d’Ottobre né la storia di un sottomarino nucleare sovietico, ma la storia di una precaria di lungo corso, che racconta i suoi stati d’animo vissuti dal lontano 2015, l’annus horribilis della Scuola italiana.
Il Piano di Assunzioni-Renzi era un subdolo, capzioso Piano politico/clientelare, ed io avevo detto NO!
Non avevo aderito per molti motivi: primo fra tutti, quello personale, familiare (non avrei mai potuto rischiare di abbandonare mia madre, allettata, da sola) poi quello politico!
Avevo fatto una scelta di protesta contro l’establishment e contro una…proposta indecente! “Io, quando avverrà, sarò di ruolo senza questo ‘generoso’ Piano”- mi ero detta.
La mia scelta andava secondo i miei principi e ciò che mio padre mi aveva insegnato attraverso le sue azioni: proseguire il cammino attraverso la via più lenta, insicura, ma seguendo la propria rettitudine.
Nel corso della mia carriera di precaria avevo già visto ed assistito alla trasformazione della “vocazione” all’insegnamento nelle azioni di alcuni docenti stanchi, strafottenti, furbi, demotivati.
Sono sempre andata per la mia strada senza farmi confondere da chi, poco onestamente, preferiva essere complice di ‘quel’ Governo e dei sindacati che avevano svenduto l’intera categoria.
Ricordo molto bene il sorriso del Ministro Giannini quando si seppe il numero di quanti avevano avallato e sottoscritto Legge 107/15, producendo la Domanda per il Piano Straordinario di Assunzioni.
Pensavo che avrei fatto parte della schiera più consistente, scegliendo di restare in GaE, e che un Piano così rovinoso per la Scuola non si potesse proprio accettare. Appresi, invece, mio malgrado, che eravamo 45.000 docenti ad essere rimasti in GaE, contro 73.000 circa che avevano dato inizio al Piano.
Mi si gelò il sangue. Avevo fatto male i conti.
Scoprii che molte mie colleghe avevano accettato di essere assunte in 100 Province per tre anni: avevano fatto click all’ultimo minuto; fino al giorno prima erano indecise.
Il resto è storia: i numeri, docenti in ruolo con meno di 10 punti, persone che si ritrovarono in ruolo rientrando dall’estero o che avevano svolto tutt’altro lavoro, fino ad allora; i primi piagnistei, le prime deroghe, un nuovo Concorso…
Capii di essere entrata in una fase confusionaria, di un “new creterion” di assunzione schifosamente subdolo, caratterizzato da furbizia e clientelismo.
Capii la fregatura: ciò che avevo rifuggito per tutta la vita adesso era lì, anche nella Scuola Pubblica anzi, forse, peggio che negli altri settori!
Dopo uno shock iniziale, iniziai a riorganizzare il mio nuovo assetto.
Procedetti nelle mie azioni attraverso l’adesione a nuove forme di lotta attraverso i social: la strada che si confaceva alla mia indole!
L’opposizione mi aveva dato una certa fiducia, con la sua chiara linea di rottura, di nuovo, di…aria fresca; ma i movimenti si trasformano, quando diventano governativi, cambiano atteggiamento e soprattutto non gestiscono più le loro istanze come preannunciato prima della ‘trasformazione’.
Lo affermo in particolar modo per come ha condotto, finora, la questione degli iscritti nelle GaE!
Lotterò. Mi sento a bordo di una nave da guerra! L’equipaggio è stanco, senza speranze né motivazione. Intorno a noi, nella profondità dell’oceano, naviga, silenzioso, un sottomarino.
Continuerò a lottare, anche dopo il ruolo, per una Scuola migliore, affinché cambi la figura del docente che ha perso la ‘qualità’, la dignità ed il valore fondamentale che ricopre da sempre.
Lotterò contro l’imbarbarimento della professione-docente causata da Renzi, dietro il travestito tentativo di organizzazione clientelare della Scuola Pubblica e la contaminazione attraverso neo-metodologie di tipo finlandese.
Voglio una Scuola semplice, una cultura seria, all’italiana…la migliore. Voglio la pizza napoletana, non il surrogato alla tedesca.
I neoimmessi, già più volte privilegiati, “pretendono” che si cambino le percentuali previste per la mobilità, di usufruire di continue e illimitate assegnazioni provvisorie anche oltre i termini consentiti, e che coloro che hanno aspettato il proprio turno in GaE debbano essere ancora umiliati, dimenticando, volutamente, che se la mobilità è un diritto, è anche un diritto il passaggio in ruolo secondo quanto stabilito dalla Normativa, ovvero scalando una ‘regolare graduatoria’ e non superando il collega che non poteva fare domanda.
La guerra è ancora in corso! Il Caterpillar naviga ancora, sott’acqua, in silenzio, le eliche spente…siamo ad Ottobre, il quarto Ottobre Rosso.
Anna Maria Barbagallo
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