Non esiste, ad oggi, in Italia, un concetto condiviso nella pratica né condivisibile, se non in teoria, di cosa sia il merito.
È ancora più arduo per un insegnante disilluso trasmettere questo valore agli adulti di domani.
Siamo un gruppo di insegnanti della scuola secondaria di secondo grado e le scriviamo in merito al Decreto scuola grazie al quale, come annunciato in diretta dal nostro Presidente del Consiglio, sono previste 16.000 nuove assunzioni di insegnanti nonché l’assunzione di 4500 docenti su posti di quota 100, non assegnati nell’anno scolastico 2019/2020 a causa di ritardi burocratici.
Forse lei penserà che le scriviamo in quanto esclusi dal provvedimento, o sfavorevoli all’imminente concorso docenti. Eppure, essendo passati di ruolo dopo aver guadagnato l’abilitazione e superato il Concorso 2018 a pieni voti, lamentiamo “unicamente” un vulnus nella concezione di meritocrazia da parte di esponenti del governo che hanno sbandierato, in passato, la sua importanza nel sistema scuola.
L’unica lezione che abbiamo imparato, ad oggi, è che il merito non viene premiato, soprattutto nel vetusto sistema di reclutamento degli insegnanti, da cui la Ministra Azzolina non ha preso le distanze, così come non ha disdegnato le politiche divisioniste e aziendaliste mostrate dai tanto criticati governi precedenti.
Infatti noi, primi in graduatoria al momento delle immissioni in ruolo per l’a.s. 2019/2020, siamo stati assunti in scuole situate anche a oltre 300 km di distanza, nonostante ci fosse un buon numero di posti, derivanti dai pensionamenti quota 100, notevolmente più vicini alle nostre residenze. Queste posizioni non sono state rese disponibili al momento del nostro ingresso in ruolo per meri ritardi amministrativi.
Durante la firma del contratto già potevamo assaporare la beffa: a noi, che eravamo primi in graduatoria di merito per servizi, titoli e punteggio d’esame, spettava, come ricompensa, una cattedra talmente lontana da impedire la realizzazione personale che avevamo prospettato.
È trascorso un anno e grazie al nuovo Decreto queste cattedre andranno ai nostri colleghi che hanno avuto la “fortuna” di trovarsi in posizione deteriore in graduatoria rispetto alla nostra: con questa tornata di assunzioni straordinarie saranno loro ad avere quei posti e lavorare “sotto casa”, tra l’altro, e qui la beffa, con retrodatazione giuridica dell’assunzione al 1 settembre 2019. Passeranno altri anni e quando noi ricorderemo il nostro percorso di studi, l’abilitazione, i master, il punteggio al concorso saremo portati ad associarli a sbagli del passato, e non a traguardi. Se solo fossimo stati meno precisi, qualificati, ambiziosi!
A questo capovolgimento della realtà ha contribuito anche la mancanza di ascolto da parte del Ministero guidato da Lucia Azzolina che, come se non bastasse, ha congelato la domanda di mobilità esclusivamente per gli immessi in ruolo nel nostro anno scolastico.
La domanda di mobilità rappresentava il nostro unico e ultimo appiglio, ma ci viene negata, senza alcuna considerazione per le esigenze familiari – nessuno escluso, nemmeno chi si occupa dell’assistenza di figli o di genitori con grave disabilità – ma soprattutto senza nessuna coerenza e in una maniera che riteniamo arbitraria.
E così, dalle sedi in cui abbiamo preso servizio, guardiamo svanire il sogno di ricongiungerci (per usare una parola di moda) ai nostri cari, con la sola colpa di esserci guadagnati i primi posti della graduatoria.
Ma queste non sono le uniche ingiustizie che ci sono state riservate.
Come dicevamo, ulteriore beffa è che noi siamo gli unici esclusi dalla mobilità: ai colleghi che hanno sostenuto il nostro stesso concorso ma che, per “operosità” delle commissioni di esame sono riusciti a entrare in ruolo un anno prima di noi (a.s. 2018/2019), è stata concessa la possibilità di richiedere il trasferimento.
Non solo: il vincolo quinquennale è stato introdotto da una norma partorita soltanto dopo la pubblicazione del bando e successivamente all’espletamento di molte procedure concorsuali.
Ci rivolgiamo a voi perché riteniamo di non aver avuto voce in capitolo non solo per cause di forza maggiore, ma per una scelta del tutto arbitraria; vi scriviamo oggi perché le assunzioni di cui parliamo sono imminenti: non è nostra intenzione bloccarle, ma rivendicare il nostro diritto di precedenza nella scelta rispetto ai colleghi collocati dietro di noi in graduatoria.
Vista l’emergenza non ci sono stati concessi scioperi o assemblee: abbiamo solo visto elargire ordinanze a nostro completo svantaggio le quali, rebus sic stantibus, non sono state impugnate con decisione da nessuno dei rappresentanti sindacali.
La stampa è l’unico strumento che ci ha permesso di mantenere un contatto con la realtà in questi mesi; ci affidiamo alla stampa per ricordare alla politica che il merito va valorizzato nella pratica, e non solo a livello retorico.
Vittorio Cau
Alessandro Frongia
Giorgia Porcu
Gesuina Pusceddu
Carla Saiu
Claudia Sanna