Sabato scorso, 2 dicembre, il figlio di Chiara Ferragni e Fedez, Leone, di 5 anni, ha figurato tra gli accompagnatori dei calciatori del Milan nel corso della partita contro il Frosinone che si è disputata allo stadio San Siro di Milano. Il bambino, in particolare, ha accompagnato il calciatore Theo Hernandez.
L’account ufficiale su X della Serie A ha pubblicato due foto del bambino, ormai volto noto per i followers dei genitori (30 milioni lei e 15 lui), scrivendo come didascalia: “Un accompagnatore speciale per Theo”. Da qui una vera e propria bufera.
“Tweet da vomito”, “I bambini sono tutti speciali”, “Ci sono bambini più importanti di altri?”, “Vi ha pagato per far andare suo figlio al posto di un altro bimbo?”, “E poi quanto fate schifo a sfruttare l’immagine di un minore?”, “Speciale perché è figlio di?”, “Peccato che per esempio mio figlio non può provare un emozione del genere perché non è raccomandato”, questi solo alcuni dei commenti che sono apparsi sotto al post.
Questa l’opinione del giornalista sportivo Lorenzo Cristallo: “Ognuno di noi è stato speciale e continui ad essere speciale. Sono stato bambino anche io. Fiero ed orgoglioso delle mie origini oneste. Di un papà operaio, e amico di altri compagni di scuola dai padri operai, autisti, impiegati, muratori. Figli di gente ‘comune’, noi bambini ‘comuni’. Comuni e speciali. Così come oggi. Adulti comuni e speciali. Ognuno con le sue qualità, le sue virtù e i propri vizi o difetti. Fate voi. L’Italia è un Paese dall’ascensore sociale bloccato. Lo ha sancito anche il Censis, proprio alcuni giorni fa. Ciò stia a significare che sia molto, ma molto, complicato migliorare il proprio stato sociale. Difficile compiere tre o quattro salti in avanti se si appartenga a quello che un tempo era definito proletariato, o come potremmo dire ora, classe media. Classe media che spesso, poi, strizzi l’occhio ad uno strato inferiore, per via di tutte quelle questioni riguardanti il caro-vita, con un elenco che potrebbe apparire interminabile. Ma i bambini, no. Lasciamoli liberi di essere ciò che sono e di sognare ciò che vorrebbero essere. Facciamo che anche entrare in campo con il proprio idolo possa essere consentito a tutti, evitando percorsi preferenziali. Poi, magari, fra alcuni anni, il figlio di Fedez e Chiara Ferragni avrà la strada spalancata in molti settori, in cui emergere ed essere primi della classe, ben in vista; ma facciamo sì che i bambini siano tutti uguali. Senza distinzione alcuna sulla provenienza o altro. Facciamo sì che tutti – e dico tutti – siano accompagnatori ‘speciali’ del calciatore di turno. La vita, spesso, è già amara procedendo in avanti, evitiamo, però, che anche l’infanzia sia terreno per effettuare classifiche, graduatorie e preferenze”.
Questo discorso tocca molti punti che hanno molto a che fare con la scuola: dal merito contrapposto alla “raccomandazione”, al ruolo che ha l’istruzione nello sbloccare l’ascensore sociale, fino al discorso relativo ai genitori che spesso spingono i figli a realizzare i loro sogni e non quelli dei bambini.
In molti hanno anche trattato il tema dell’esposizione sui social del bambino, questione su cui i Ferragnez, che condividono quotidianamente foto e video dei loro figli, sono stati spesso attaccati.
Il dibattito si è amplificato dopo che queste foto, purtroppo, sono finite in mano ad un utente che le ha ricondivise scrivendo una frase davvero infelice che suona come una minaccia di morte contro il piccolo. Fedez ha deciso di denunciare il fatto. In mezzo ai messaggi di solidarietà nei confronti del rapper e imprenditore spicca il commento della giornalista Selvaggia Lucarelli.
Secondo Lucarelli il vero pericolo, più che la minaccia di un hater, è la sovraesposizione mediatica del bambino che può avere come conseguenza casi del genere: “Fingere che la pistola in mano ce l’abbia uno sconosciuto e non tu”, ha chiosato nelle sue storie Instagram.
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