Ne abbiamo lette alcuni di questi ricordi scritti sulle lavagne di Twitter alla pagina lepeggioricosefatteascuola e siamo ritornati per certi versi alunni ma anche docenti, rivedendoci nei due rami opposti del fiume. Un flash ambivalente che però apre squarci importanti sui lenti processi di maturazione sia per affrontare la vita futura e sia per gestirla indicando le strade.
“Abbiamo sostituito l’elenco dei nomi sul registro facendo credere alla nuova prof di filo che ci chiamavamo davvero così”.
“Abbiamo spento la luce e abbassato le tapparelle facendo credere al prof di essere diventato momentaneamente cieco”.
E amenità di questo tipo. Una bella antologia comunque di birichinate (ma anche di carognate) attraverso la quale fra l’altro si capisce pure come il mestiere dell’insegnare non sia poi così facile come viene talvolta prospettato e che taluni di questi scherzi posono pure condurre a reazioni spropositate da parte di certi professori, mettendo in crisi perfino la loro stabilità psichica.
La sindrome da burnout presso molti docenti nasce anche a causa di questi presunti scherzi subiti.
Da leggere e seguire.
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