Per i corsi di recupero la relativa O.M. indica la durata di almeno 15 ore solo come criterio di massima e che tale indicazione oraria si riferisce soltanto ad interventi di recupero strutturati. Spetta al consiglio di classe la responsabilità di decidere, sulla base dei criteri stabiliti dal collegio dei docenti, quali azioni di recupero debbano essere fatte in modo strutturato in orario aggiuntivo (es. solo le materie fondanti) e quali altre ricorrendo alla quota del 20% dell’autonomia scolastica o allo studio personale dello studente anche assistito da qualche ora di sportello.
La formazione dei gruppi per la partecipazione ad uno stesso corso di recupero è decisa dai consigli di classe su proposta dei docenti delle materie interessate, nell’ambito dei criteri stabiliti dal collegio docenti e attraverso un’azione coordinata dal dirigente scolastico. I gruppi possono essere formati da studenti della stessa classe o di classi parallele, oppure di classi diverse, purché con carenze omogenee. In questi casi, c’è l’esigenza di raccordo tra il docente che svolge l’attività di recupero e i docenti della disciplina degli alunni del gruppo così costituito. Detto questo, è interessante leggere un post di Alessandro D’Avenia ( ), dove lo scrittore siciliano spiega, dal suo punto di vista, il giusto approccio per attuare un buon corso di recupero attraverso la descrizione di due reti di Maradona: “ Solo a partire dalla conoscenza del porto ha senso mettersi a costruire la nave. Ho fatto vedere loro i due gol di cui oggi ricorre l’anniversario. In una sola partita c’è tutto: Argentina – Inghilterra 2-0 nei mondiali del 1986. Doppietta di Maradona. Maradona segna il gol più bello della storia del calcio, dribblando in 60 metri tutto quello che trova davanti a sé, con ubriacante gioco di gambe (il suo punto di forza): sembra di assistere ad una danza. Maradona segna il gol più falso della storia del calcio: lui basso e cicciottello, supera di testa il portiere, dopo un’altra serie di dribbling apprezzabili. Come? Complice una mano ben nascosta. Solo qualche difensore reclamò. Da quel giorno venne definito “la mano di Dio”.
Così è nello studio, come nella vita: fare leva sui punti di forza, per ottenere risultati indimenticabili ed esteticamente apprezzabili. Superare i punti deboli, adottando strategie che riescano a farci vincere un nostro limite, magari senza barare troppo… E magari poi la mano ce la mette la provvidenza “.
Maradona a parte, per attuare una buona prassi organizzativa riguardante il corso di recupero, le istituzioni scolastiche devono promuovere e favorire la partecipazione attiva degli studenti, dandone adeguata informazione alle famiglie che possono tuttavia anche comunicare di non aderire alle attività programmate dalla scuola e di voler risolvere il problema autonomamente.
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