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“Let Girls Learn”: Michelle Obama per l’istruzione delle ragazze

«Dico sempre alle mie figlie: avete una voce, e allora usatela. E direi la stessa cosa a qualsiasi bambina del mondo: se hai un’idea, non aver paura di esprimerla in classe. Se vedi un’ingiustizia, fatti sentire. Non aver paura di dire quello che gli altri non hanno il coraggio di dire».

E questo insegnamento di far sentire la propria voce in America come nel mondo, Michelle Obama lo sta portando ovunque.

Il suo viaggio cominciato a marzo ha già toccato Regno Unito, Giappone, Cambogia e Qatar per promuovere il “Let Girls Learn”, un’iniziativa volta ad aiutare più di trenta milioni di ragazzine che non possono andare a scuola. Grazie a una rete di settemila volontari dei Peace Corps, il programma cercherà di trovare delle soluzioni con le comunità locali per abbattere le barriere che impediscono alle ragazze di frequentare la scuola secondaria.

«Durante il mio viaggio ho incontrato tantissime studentesse così determinate a farsi un’istruzione. Sono talmente intelligenti e assetate di sapere… Ogni giorno devono percorrere chilometri per andare a scuola, studiano la sera, per ore. E quando riescono a finire gli studi, non è solo la loro vita a cambiare, ma quella di tutta la loro famiglia e del loro Paese.

“Let Girls Learn” partirà in tredici Paesi – Albania, Benin, Burkina Faso, Cambogia, Etiopia, Georgia, Ghana, Moldavia, Mongolia, Mozambico, Tailandia Togo e Uganda ¬– ma è solo l’inizio. E sono anche previste delle partnership con Paesi come Regno Unito e Giappone che daranno un sostegno monetario. Flotus e Potus ¬– i nomi in codice usati alla Casa Bianca per la first lady e il presidente – ribadiscono i vantaggi dell’istruzione, dalla diminuzione dei tassi di mortalità e di malattia, all’espansione dell’economia, al contrasto del terrorismo. «Le ricerche rivelano che le ragazze istruite prendono salari più alti e crescono famiglie più sane, e più saranno, più aumenterà anche il Pil del loro Paese», spiega Michelle Obama.

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E la first lady ne sa qualcosa. È cresciuta fra gli anni ‘60 e ‘70 in una Chicago dove vigeva ancora la segregazione razziale e sa benissimo qual è il valore dell’istruzione. «La mia era una famiglia modesta, i miei genitori non erano laureati, però erano molto determinati a farmi avere la migliore istruzione possibile. E avevano ragione: quell’istruzione ha voluto dire tutto per me, è stato il punto di partenza per tutte le opportunità che ho avuto nella vita», racconta nell’intervista che ha rilasciato via e-mail. «Ma ci sono tante ragazze che non avranno mai quelle opportunità; oggi nel mondo sono 62 milioni le ragazze che non possono andare a scuola».

Pasquale Almirante

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