I lettori ci scrivono

Lettera a Putin da una docente italiana

Egregio Presidente della Federazione Russa, mirabil Vladimir Vladimirovič Putin, innumerevoli sono le gloriose imprese che, per il bene del Vostro popolo, avete compiuto.

La vostra carriera politica è vastamente permeata di nobili gesta, che dimostrano la vostra fervida ed intrepida elevatezza morale.

Ora, oserete forse macchiarvi di terribili delitti quali sono le atrocità che le Vostre milizie stanno compiendo in Ucraina?

È questo che voi bramate, che la gente, ignorando le Vostre eccellenti scelte politiche compiute in precedenza, Vi rammenti come un esecrabile sanguinario, ripugnante e scellerato, che per annettere una nazione ha annichilito innumerevoli vite di civili? Ardua è la questione, lo comprendo benissimo, ma so anche che, per il bene del Vostro Stato e di quello ucraino, Voi, Presidente della gloriosa Federazione Russa, avete il mero dovere morale di porre fine a quest’inane ed insulsa guerra.

Or noi siam tutti cittadini di questo mondo e, pertanto, condurre guerre non rappresenta che un irrito massacro sterilmente vano. Così, or mi sovviene come, quasi tre secoli fa, un grandissimo filosofo, ossia Immanuel Kant, scrisse un trattato dal titolo “Per la pace perpetua”, in cui veementemente sosteneva l’assoluta impossibilità di condurre ulteriori guerre.

Ebbene, nell’articolo 2, egli affermava proprio ciò: “Nessuno Stato che sussiste in modo indipendente deve poter essere acquistato da un altro per eredità, permuta, compravendita o donazione. Uno Stato non deve essere comprato o venduto in alcun modo: uno Stato non è una proprietà ma un insieme di esseri umani, e, perciò, comprare uno Stato significa oltrepassare la volontà delle persone che vivono nello stato, le uniche a cui si potrebbe imputare la proprietà”.

Credo fermamente in queste parole, e spero vivamente che esse vi possano far comprendere, Egregio Presidente, come annettere l’Ucraina alla Federazione Russa non abbia davvero alcun senso, soprattutto se ciò oltrepassa il volere degli abitanti, ossia “gli unici a cui si potrebbe imputare la proprietà”, come asseriva Kant.

Anna Pia Mazzeo

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