Lettera a Renzi sulla riforma che non c’è

Egregio sig. Presidente del Consiglio Renzi,

 

Attacco subito, come fa lei, col dirle che su una cosa, fra quante affermate nel video messaggio di cui ci ha omaggiato, sono d’accordo: smettiamo di chiamarla riforma, perché è proprio dall’abuso di questa parola che prendono origine tutti i problemi e i malintesi. “La buona scuola” era forse partita con il sincero proposito di cambiare la scuola, le do il beneficio del dubbio, ma la legge che ne è uscita è un’accozzaglia male assortita di provvedimenti che meglio avrebbe fatto a prendere ad uno ad uno, se veramente l’obiettivo di questo governo era la riorganizzazione e una migliore funzionalità della scuola. Ma la mania di grandezza, la sindrome del pacchetto, del prendi tutto o niente, ancora una volta ha ottenuto l’effetto contrario, la contestazione, le barricate anche contro il poco di buono che c’è!

La millantata riforma Gelmini, con la pretesa di riorganizzare i cicli scolastici, si era limitata a tagliare e ritagliare lasciando la scuola uguale a sé stessa, solo molto più povera, anche questa non è altro che l’insieme di tanti aggiustamenti strutturali ed organizzativi, alcuni necessari ed attesi, come l’alternanza scuola lavoro o la valutazione di docenti, che da vent’anni invano si cerca di introdurre, altri gratuiti e dannosi come quello del nuovo ruolo del DS sceriffo-sindaco-rambo a cui verrebbe affidata anche la scelta degli insegnanti: … a proposito che ne sarà degli insegnanti che non verranno scelti da nessun preside?

Quello che mi ha colpito e mi ha offeso di più nei due messaggi (la mail a tutti gli insegnanti e il video messaggio pubblicato sulla pagina web del Governo) è il tono condiscendente che lei usa, quello del maestrino che spiega per l’ennesima volta la lezioncina ad alunni un po’ tardi e lenti; peccato che la ripeta come un mantra, sempre con le stesse parole, lo stesso tono che rende nulla e stucchevole la spiegazione: l’alunno non c’è più, ha già abbandonato l’aula!

Lei afferma che le fa piacere che ci sia il dibattito, anche molto vivace, ma a che serve parlarsi addosso se poi, come in tutta la consultazione della “buona scuola”, nulla di quanto suggerito è stato preso in considerazione?

La seguente affermazione dobbiamo interpretarla come un passo indietro o come la rettifica di voci dal sen sfuggite ai suoi ministri e a qualche sottosegretario, a cui farebbe bene a mettere una museruola? “Ho letto tante mail, appassionate, deluse, propositive, critiche. Mi hanno aiutato a riflettere…

Da subito posso fare chiarezza su alcune voci false circolate in queste settimane:

– Le aziende non hanno alcun ruolo nei consigli di istituto;

– I giorni di vacanza non si toccano;

– Nessuno può essere licenziato dopo tre anni;

– Il preside non può chiamare la sua amica/amico, ma sceglie tra vincitori di concorso, in un ambito territoriale ristretto”.

Rispetto a quest’ultima affermazione, a questo timore unanimemente espresso, sulla quale si sta concentrando la contestazione, io ci vedo, oltre all’esperienza personale di ciascun insegnante rispetto all’arbitrio di alcuni dirigenti scolastici -già ora che di potere ne hanno poco-, l’assoluta sfiducia nei confronti della classe dirigente amorale e corrotta che ci governa a tutti i livelli, ma che, a onor del vero, rispecchia fedelmente l’altrettanto corrotta e amorale società italiana. Non ci potrebbe essere corruzione senza gente – chiunque detenga un minimo di potere – pronta a lasciarsi corrompere e senza chi è convinto di potere ottenere ciò che vuole corrompendo, piuttosto che guadagnandoselo onestamente.

Lei chiede suggerimenti io ne ho uno solo. La prego, spacchetti questi provvedimenti, alcuni sono sommamente urgenti come quello dell’assunzione dei precari, l’edilizia scolastica, l’alternanza scuola lavoro, gli altri richiedono una riflessione maggiore, la fretta non è una buona consigliera e non sarà con l’imposizione che riuscirà a farli accettare e digerire. Cordiali saluti e buon lavoro.

 

I lettori ci scrivono

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