Questa lettera è stata inviata nel 2013 ad un dirigente scolastico, il contenuto è ancora attuale! Chiedo di pubblicarla perché mi auguro che possa fungere da sprone per tutti quei colleghi che temono ripercussioni, anche quando difendono una causa giusta!
Riaffermiamo la nostra professionalità e ricordiamoci, ogni giorno, che viviamo in una Repubblica Democratica, condizione conquistata con coraggio, sacrifici e determinazione da chi ce l’ha consegnata.
Ora tocca a noi difendere la democrazia, la libertà di parola, di espressione, con lo stesso coraggio, sicuro con sacrifici minori, ma con la stessa determinazione! Il futuro è determinato dalle azioni che compiamo quotidianamente!
OGGETTO: CRITERI DI VALUTAZIONE
Il giorno 6 marzo 2013 si è tenuta la verifica bimestrale, dove sono stati stabiliti i criteri di valutazione per la scuola primaria dell’I. C…..
Premesso che da molti docenti è vissuto come uno degli argomenti più controversi della scuola pubblica, voglio fare una riflessione insieme a tutti i colleghi e ai dirigenti scolastici su quanto il nostro ruolo di formatori/educatori, a mio avviso, si stia impoverendo sempre più, mentre aumenta l’esecuzione di compiti d’ufficio: compilazioni di tabelle, griglie, statistiche, sondaggi vari…, non ultime le tanto dibattute prove Invalsi.
Fermo restando che è mia abitudine l’osservanza di tutto quello che viene deciso e stabilito “dalla maggioranza”, mi piace l’idea di poter esprimere un’opinione in qualità di docente con molti anni di esperienza e di formazione, senza dovermi sentire quasi braccata, schernita o, quando va bene, isolata, solo perché la mia voce è fuori dal coro.
Mi piace pensare “davvero” ad una scuola del confronto, dove chi esprime le proprie opinioni viene ascoltato senza pregiudizi e con l’attenzione consona che si rivolge ad un professionista del settore. Molto spesso, anzi troppo spesso, la scuola emargina i professionisti che non sono “in linea” con un determinato gruppo o con un certo orientamento. Ciò è paradossale soprattutto quando ci troviamo ad essere le stesse persone che devono disquisire su argomenti legati all’inclusione, al recupero di chi è in difficoltà, all’accoglienza, parliamo di cooperazione, scambio delle esperienze….ma siamo davvero in grado di occuparci nella maniera adeguata di tutto questo?
Colgo l’occasione per chiarire che il mio intervento durante il collegio docenti, in cui dissentivo sulla scelta di partecipare, come Istituto, alla richiesta dei finanziamenti per il progetto “Cl@sse2.0”, non voleva offendere nessuno ma semplicemente riportare l’attenzione sulle condizioni in cui versa la scuola in questo momento e che bisognerebbe, secondo me, e lo ribadisco, finanziare prioritariamente quanto è necessario per metterci tutti in condizione di continuare ad offrire questo servizio: ristrutturazione edifici fatiscenti, pagamenti adeguati ai professionisti, fondi per le supplenze, docenti di sostegno…. la lista è infinita come ormai sappiamo tutti. Io sono disposta anche a chiedere scusa se ho offeso qualcuno, non era mia intenzione, ma lasciatemi dire che per me resta scandaloso e trovo che sia un atto di grave irresponsabilità che la Regione Piemonte trovi i fondi per finanziare qualunque cosa che non sia in relazione con l’urgenza di continuare a garantire un servizio pubblico.
Tornando ai criteri, io penso che la valutazione degli allievi sia lo specchio del modus operandi di un Istituto e mi piace pensare ad una scuola che qualunque metodo adotti tenga sempre presente il pensiero sulla valutazione espresso dai Programmi della Scuola Primaria attualmente vigenti.
La valutazione
Al fine di assicurare un’effettiva valutazione dei punti di partenza e di arrivo, dei processi, delle difficoltà riscontrate e degli interventi compensativi attuati, gli insegnanti devono raccogliere in maniera sistematica e continuativa informazioni relative allo sviluppo dei quadri di conoscenza e di abilità, alla disponibilità ad apprendere, alla maturazione del senso di sé di ogni alunno.
Le informazioni devono essere raccolte in forma sintetica, secondo criteri che assicurino un positivo confronto dei livelli di crescita individuali e collettivi. Le modalità e gli strumenti della raccolta di informazioni saranno differenti e sempre pertinenti al tipo di attività preso in considerazione: in alcuni casi sarà utile rifarsi a prove oggettive, in altre forme di registrazione proprie dell’esperienza didattica meno formalizzata.
Il complesso delle osservazioni sistematiche effettuate dagli insegnanti nel corso dell’attività didattica costituirà lo strumento privilegiato per la continua regolazione della programmazione, permettendo agli insegnanti di introdurre per tempo quelle modificazioni o integrazioni che risultassero opportune.
La comunicazione dei risultati di tale attività di valutazione ai soggetti interessati (famiglie e scuole) deve documentare anche quanto la scuola ha fatto e si impegna a fare in ordine allo sviluppo del singolo e del gruppo.
L’attività di programmazione e di verifica deve consentire agli insegnanti di valutare l’approfondimento della loro preparazione psicologica, culturale e didattica anche nella prospettiva della formazione continua.
In tale prospettiva io considero la valutazione, per antonomasia, un’azione che rifugge da schemi troppo rigidi e validi per tutti, tali criteri si allontanerebbero dalle indicazioni ministeriali di chiara impostazione pedagogica; io reputo che sia necessario cucire il voto su ogni allievo, considerandone tutte le sfumature e le specificità, trovo per questo, in alcuni casi, molto utile un breve commento dell’insegnante e osservare un atteggiamento incoraggiante piuttosto che punitivo, focalizzando l’attenzione sulla valutazione in funzione del lavoro didattico, secondo il binomio insegnamento/apprendimento.
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