Ho letto con attenzione la lettera di alcuni studenti del liceo di Recanati dove è avvenuto il triste episodio della loro compagna che è caduta/buttata dal secondo piano.
Ho molto apprezzato la loro sensibilità e il loro grido di aiuto. Ho anche apprezzato che abbiano sottolineato che questa loro sensibilità non è condivisa da tutti gli altri loro colleghi che anzi ne hanno approfittato del triste moneto per saltare lezioni o interrogazioni.
Nello stesso tempo ho però notato come al solito che il primo soggetto coinvolto nella loro educazione e crescita, la famiglia, è assente nel loro scritto.
Non una parola sulla istituzione famiglia. Cosa denota questa amnesia? se non le stesse modalità genitoriali di accusare sempre e comunque gli altri e in primo luogo la scuola per le difficoltà dei loro pargoli? Non siete forse frutto, cari ragazzi, di questa educazione e di questo modo di concepire la vita? E’ sempre colpa degli altri. Se succede qualcosa ci deve essere sempre qualcun altro che deve intervenire. Quando fa comodo facciamo coincidere i concetti di educazione e formazione. Quando non fa comodo si risponde che all’educazione ci pensiamo noi (famiglia).
Le contraddizioni emergono in modo palese dalla vostra lettera.
Poche righe dopo aver accusato i docenti e la scuola di essere insensibili scrivete: un grazie sincero a quei professori che hanno scelto di fermarsi, di dedicare un momento per ascoltare, per aprire una discussione.
Sarebbe interessante capire, cari ragazzi, ci sono docenti che vi hanno ascoltato o tutti i docenti hanno ignorato quanto accaduto? Se vi sono dei docenti che vi hanno ascoltato cosa imputate alla scuola o ai docenti? Voi stessi avete detto, giustamente, più e più volte che ognuno di voi è diverso e ha una sensibilità propria. Perché non riconoscete la stessa caratteristica anche ai docenti?
Chiedete alla scuola e ai docenti di intervenire. A tal proposito vi faccio una domanda. Se uno di voi ha un problema cardiaco vi rivolgete ad un cardiologo o ad un ortopedico tanto è medico anche questo?
La scuola e i docenti in primis non sono specialisti psicoterapeuti. Io, noi, non ci siamo formati per supportare le vostre problematiche psicologiche che poi sono state anche le nostre alla vostra stessa età.
Non ci siamo formati per “sopportare” (lapsus o refuso?) una classe di trenta adolescenti con problematiche diverse che i genitori (non tutti ma quasi) ignorano o fanno finta di non vedere o comunque addebitano alla scuola come viene addebitato al vicino di casa qualsiasi altro problema. Eppure sopportiamo. O ancora, come viene addebitato al condomino la porta delle scale che viene sbattuta a mezzanotte ma quando succede a noi ci giustifichiamo che ci è sfuggita, così giudichiamo a scuola. Si prova ad addebitare tutto al compagno oppure, quando la situazione è palese, si dice che si tratta di una ragazzata.
Potrei farvi una lista lunghissima di casi in cui i genitori sono stati messi in guardia da certi comportamenti dei loro pargoli ma che, quando è andata bene, sono stati ignorati mentre in altri casi il docente sensibile è stato accusato di ogni nefandezza.
Cari ragazzi all’inizio della vostra lettera sottolineate che non è importante “… completare i capitoli di un libro, senza preoccuparci di ciò che c’è oltre le pagine? Sono davvero più importanti i voti e i programmi scolastici”. Siete sicuri che completare i capitoli di un libro non sia importante? Siete sicuri che essere valutati non sia importante?
Io non avrei queste vostre certezze che sono quelle di chi, non solo voi, guarda al presente senza avere una prospettiva di quello che è il nostro futuro. Una volta parlando con una madre alla quale cercavo di far capire l’importanza di avere una visione della vita della figlia, la signora rispose “intanto provo a prendere quello che mi conviene adesso, poi dopo si vedrà”.
Ma lasciamo da parte queste miserie. Voglio chiedervi quale commento avete fatto voi o i vostri genitori quando avete sentito (forse vi è sfuggito) che qualche anno fa un fu ammesso nessuno al concorso in magistratura. Gli elaborati erano pieni di errori da scuola media. Ecco mi piacerebbe sapere cosa avete detto. Posso azzardare il vostro commento. Ecco la scuola non prepara. Ecco la scuola è una perdita di tempo.
E quando andrete a colloquio per un posto di lavoro e sarete scartati (valutati) cosa direte?
Un’ultima osservazione. Se a scuola (purtroppo è già successo) un ragazzo viene colpito da un problema di salute sapete che i docenti rischiano di essere accusati di non saper intervenire?
Si chiede, in alcune scuole è già stato inserito, di saper usare il defibrillatore, di saper fare una puntura in caso di una attacco di qualsiasi tipo (epilessia o altra patologia)… se poi tutto va bene al massimo si dirà che il ragazzo è stato salvato dal pronto intervento della scuola. Se va male occorre trovarsi un avvocato e pregare tanto ma proprio tanto nella speranza di trovare un giudice assennato che capisca che non siamo né medici né paramedici. In ogni caso, se va bene in tribunale, il povero docente si sarà mangiato lo stipendio di sei mesi.
Come vedete cari ragazzi non siete gli unici a scaricare ogni problema sull’istituzione scolastica.
Un caro augurio di pronta e buona guarigione alla vostra compagna; a voi e alle vostre famiglie (presenti o assenti) un caro saluto.
Mario Lorenzo
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